Dott. Vincenzo Tedesco

Nutrizionista e Neuroscienziato

Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare

Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica


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Nutrizione neuropsichiatrica e neurodegenerativa

Nutrizione estetica

Nutrizione sportiva per agonisti ed amatori

Intolleranze alimentari


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venerdì 16 agosto 2013

Esiste un legame tra dieta e depressione?

Neuroscienze e Nutrizione: può esistere un legame tra dieta e depressione?

La depressione è diagnosticata come una vera malattia, categorizzata dal DSM, Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali, come un disturbo dell’umore.
Nonostante sia ancora di eziologia sconosciuta, ma ascrivibile per la maggior parte a cause sociali, psicologiche e disturbi di vario tipo, nel tempo si è potuta valutare una concausa dovuta a squilibri nutrizionali e carenze fisiologiche, dovute ad una alimentazione scorretta o ad una dieta squilibrata.
È come dire che esiste una diretta correlazione tra alimenti e comportamenti.
Alcuni studi realizzati a metà degli anni Settanta, hanno messo a punto una teoria, detta Monoaminergica, capace di individuare due tipi di depressione, distinguibili a seconda del neurotrasmettitore che risulterebbe carente nel sistema nervoso centrale. Abbiamo così le depressioni derivanti da un deficit di serotonina e quelle derivanti da un deficit di noradrenalina.
In entrambi i casi, la carenza di questi elementi è potenzialmente collegabile a squilibri elettrolitici presenti in seguito a diete rigide o carenti di alcuni alimenti.
Ipotesi, questa, affiancata da una teoria opposta, secondo la quale lo stato depressivo sarebbe determinato da una iperattività dovuta all’eccesso degli stessi neurotrasmettitori incriminati.
Molti studi dimostrano che la correlazione tra alimentazione e depressione esiste davvero, soprattutto in riferimento alla carenza di determinati elementi come ferro, selenio e acido folico. Una dieta priva di questi elementi determina veri e propri disturbi del comportamento.
Da qui, le cosiddette “diete del buonumore”, che contengono gli alimenti che ne sono ricchi.
La carenza di ferro, è dimostrato, altera la disponibilità di ossigeno che arriva al cervello, compromettendone la funzione cognitiva, e scatenando, indirettamente, uno stato depressivo. Dunque, sì alle diete ricche di tè, cacao amaro, frattaglie, radicchio verde e crusca di grano, che ne contengono più di dieci milligrammi l’etto.
Il selenio: una dieta che ne sia carente, altera il tono dell’umore e tende a farlo precipitare. Inseriamo allora pesci e frattaglie, ma anche prodotti cerealicoli e lattiero caseari. Povere ne sono invece frutta e verdura. Alcune ricerche hanno evidenziato che una dieta con molto selenio presenta casi di depressione ridotti, mentre una dieta che ne è povera conta casi numerosi di pazienti che ne sono colpiti.
Lo zinco, invece coinvolto nella modulazione della trasmissione degli impulsi, agisce come neurotrasmettitore. Ecco perché una sua eventuale carenza provoca dei disturbi nel tono dell’umore. Le diete del buonumore devono pertanto essere ricche di uova e carne, pesce, cereali e latte e derivati.
L’acido folico, detto anche folacina, vitamina B9, o vitamina M, è fondamentale per il sistema nervoso centrale e una carenza ne provoca disturbi dell’umore. Lo stesso per quanto riguarda la vitamina B12, che, come accade per il ferro, è coinvolta nel trasporto dell’ossigeno verso il cervello.
Una buona dieta, insomma, per evitare squilibri del tono dell’umore, dovrebbe contenere gli elementi citati, oltre ad un buon contenuto di vitamine E, A e C, che svolgono il ruolo di antiossidante, che cattura i radicali liberi sviluppati dal cervello nel suo processo di ossigenazione.