La gravità dell’infezione da Sars-CoV-2 e la risposta immunitaria correlata possono essere influenzate dal microbioma intestinale. A questa conclusione è giunto uno studio condotto a Hong Kong, che ha coinvolto circa 200 adulti. "I pazienti Covid non presentano alcuni batteri buoni noti per regolare il sistema immunitario”, osserva Siew Ng, della Chinese University di Hong Kong, autrice principale dello studio.
“La composizione dei microrganismi intestinali (microbiota) nei pazienti con Covid-19, molto diversa rispetto agli individui non infetti, è correlata alla gravità della malattia. I pazienti Covid non presentano alcuni batteri buoni noti per regolare il sistema immunitario”, osserva Siew Ng, della Chinese University di Hong Kong, autrice principale dello studio.”Il microbiota intestinale anomalo (disbiosi) nei pazienti con Covid persiste dopo l’eliminazione del virus. Queste alterazioni potrebbero rivestire un ruolo nel “long Covid”. La gestione clinica non dovrebbe mirare solo a eradicare il virus ma anche a ripristinare il microbiota intestinale anomalo.
Lo studio
Il team di ricerca ha ottenuto campioni di sangue e feci da 100 adulti (età media 36 anni, 47 donne) ricoverati con Covid-19 e da 78 adulti (età media 45 anni, 45 donne) senza l’infezione che stavano partecipando a uno studio sul microbioma prima della pandemia. 41 dei pazienti Covid hanno fornito diversi campioni di feci mentre erano ricoverati e 27 di essi hanno fornito campioni fecali in serie fino a 30 giorni dopo l’eliminazione dell’infezione.
I ricercatori hanno osservato che la composizione del microbioma intestinale era alterata in maniera statisticamente significativa nei pazienti con Covid-19 rispetto alle controparti, a prescindere che fossero stati trattati o meno con antibiotici.
Diversi batteri intestinali commensali noti per influenzare la risposta immunitaria, tra cui Faecalibacterium prausnitzii, Eubacterium rectale e alcune specie di bifidobatteri, erano ridotti nei pazienti Covid e il loro numero è rimasto basso nei campioni raccolti fino a un mese dopo la risoluzione della malattia.
L’analisi dei campioni di sangue ha mostrato che lo squilibrio microbico rilevato nei pazienti con Covid si correlava con elevate concentrazioni di citochine infiammatorie e marcatori del sangue come proteina C-reattiva, lattato deidrogenasi, aspartato aminotransferasi e gamma-glutamil transferasi.
“I nostri risultati indicano che la disbiosi indebolisce le nostre difese immunitarie, predisponendo quindi a infezioni SARS-CoV-2 più gravi e contribuendo al long Covid” , conclude Siew Ng. “I probiotici, se si usa la giusta combinazione dei batteri mancanti per rafforzare l’immunità, potrebbero essere utili come terapia adiuvante”.
Fonte: Gut
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
13 gennaio 2021
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