Dott. Vincenzo Tedesco

Nutrizionista e Neuroscienziato

Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare

Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica


Diete personalizzate

Nutrizione neuropsichiatrica e neurodegenerativa

Nutrizione estetica

Nutrizione sportiva per agonisti ed amatori

Intolleranze alimentari


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giovedì 21 gennaio 2016

Dieta sbagliata altera per sempre l’ecosistema intestinale

Nell’intestino alberga un’abbondante flora batterica in buona parte costituita da batteri ‘buoni’ che controllano le molteplici funzioni intestinali e per la parte restante da batteri ‘cattivi’ che possono arrivare a danneggiare l’equilibrio delicato dell’ecoambiente intestinale. La cattiva notizia è che molte delle specie di batteri ‘buoni’ che colonizzano l’intestino appaiono, oggi, in via di estinzione a causa della dieta sbagliata seguita nel mondo occidentale negli ultimi decenni.

Questo è quanto dimostra uno studio delle università di Stanford, Harvard e Princeton pubblicato sulla rivista Nature secondo cui, anche tornando ad un’alimentazione più corretta, è impossibile ripristinare le specie perdute. Il cosiddetto ‘microbioma intestinale’, spiegano gli autori, contribuisce a regolare diverse funzioni dell’organismo, compreso il buon funzionamento del sistema immunitario. Studi sul campo hanno dimostrato che nelle popolazioni di cacciatori-raccoglitori moderni c’è il 30% in più di specie rispetto a chi segue la dieta occidentale e questo potrebbe essere alla base del fatto che in queste popolazioni non ci sono allergie. A causare l’impoverimento è soprattutto l’abbandono di diete ricche di fibre in favore di carboidrati semplici e grassi.

I ricercatori hanno simulato il processo nei topi da laboratorio, sottoponendoli ad una dieta povera di fibre. Così si è visto che non solo nelle cavie il microbioma risultava impoverito, con il 60% delle specie presenti che ha visto un dimezzamento della popolazione, ma anche nella prole non erano presenti tutte le specie.

Il fenomeno rilevato, scrivono gli esperti, risulta irreversibile e anche il ritorno a una dieta ‘favorevole’ non ripristina la composizione originaria. “Questo è un ecosistema complesso, ed difficile predire quale sarà l’effetto di una perdita della biodiversità così grande – afferma Erica Sonnenburg, l’autore principale – ma è probabile che queste estinzioni avranno dei grandi effetti”.