Dott. Vincenzo Tedesco

Nutrizionista e Neuroscienziato

Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare

Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica


Diete personalizzate

Nutrizione neuropsichiatrica e neurodegenerativa

Nutrizione estetica

Nutrizione sportiva per agonisti ed amatori

Intolleranze alimentari


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mercoledì 15 marzo 2017

Stress e cibo spazzatura: negli adolescenti in aumento il rischio di malattie intestinali


Tra stress e cattive abitudini alimentari, “gli adolescenti sono tra le categorie più a rischio di sviluppare malattie infiammatorie croniche dell’intestino” e “rappresentano quasi il 25% dei pazienti”. E’ quanto afferma Antonio Gasbarrini, direttore dell’Area Gastroenterologia della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, intervenuto ieri alla presentazione del progetto “In their shoes”, ovvero una app pensata perché si possa ‘vestire i panni’ dei pazienti comprendendo così le loro difficoltà quotidiane. Spiega l’esperto

Al lavoro come al cinema, a cena fuori come in vacanza. Tra mal di pancia, rischio di disidratazione, difficoltà a raggiungere una toilette e necessità di prevedere tutti gli spostamenti. Questa la quotidianità di chi soffre di morbo di Chron e colite cronica ulcerosa. Spesso la patologia “si attiva durante stress psicologici, come un esame, la perdita di un lavoro, la fine di un fidanzamento. Ma risente anche di un’alimentazione non sana”, spiega Gasbarrini, ordinario di Malattie dell’Apparato Digerente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Per questo “colpisce in particolare adolescenti e giovani adulti, anche mamme”.

I sintomi però mettono in imbarazzo. Per questo, vengono taciuti e spesso rimangono per anni nel sommerso. “Dei 200mila malati stimati in Italia, 161mila sono quelli diagnosticati mentre circa 40mila ancora non lo sono. Il nostro scopo è individuare precocemente chi ne soffre”, prosegue. Inoltre come tante altre malattie autoimmuni, “necessitano terapie personalizzate e un pool di medici multidisciplinare. Solo così si possono abbattere i costi della cura”. Costi che in Italia sono compresi tra 19 e 23mila euro annui per ogni paziente, senza considerare quelli indiretti dovuti alla ridotta produttività.