Neuroscienze e Nutrizione: alimentazione ed ansia
Secondo ricerche epidemiologiche recenti, almeno un terzo della popolazione mondiale ha avuto o potrà avere un disturbo d’ansia nel corso della propria vita.
L’ansia di per sé è una manifestazione emozionale del tutto naturale e senza di essa molti eventi sarebbero sbiaditi, poco intensi e dunque meno significativi e suggestivi. Al pari della paura, della rabbia, della tri
stezza o la gioia, l’ansia è un’emozione con una funzione importante in relazione anche alla stessa sopravvivenza umana così come si evince da studi di neurofisiologia sotto riportati. Infatti, i circuiti neurali coinvolti nella genesi dell’ansia sono da imputarsi all’attivazione dell’amygdala e dell’ippocampo (Rosen & Schulkin, 1998). L’amygdala o sistema amigdaloideo è associata al sistema olfattivo e limbico dunque all’emozioni, in particolare alla paura. E’ la struttura che dà una valenza alle emozioni in entrata nel sistema uomo e non a caso, per tramite dell’ipotalamo essa attiva il sistema “ lotta o fuggi” ovvero il simpatico. Al pari di un sofisticato sistema di allarme, l’amigdala in caso di uno stimolo ritenuto pericoloso, reagisce immediatamente stimolando le principali aree cerebrali ed innescando la liberazione di neurotrasmettitori quali adrenalina, noradrenalina e dopamina. Il sistema motorio e cardiovascolare accellerano la propria attività in previsione della risposta e contemporaneamente i sistemi mnemonici effettuano una valutazione per rilevare e richiamare “ comportamenti” precedentemente utilizzati per il superamento di pregresse condizioni di pericolo.
Rosen & Schulkin sottoposero dei soggetti a stimolazioni spiacevoli e potenzialmente dannose come odori o gusti ripugnanti mentre essi stessi venivano esaminati mediante scansioni PET. Si evidenziò un flusso sanguigno aumentato nell'amigdala (Zald & Pardo, 1997; Zald, Hagen & Pardo, 2002). Il campione di pazienti di questi studi, riportarono anche un'ansia moderata. Ciò potrebbe indicare che l'ansia sia un meccanismo protettivo progettato per prevenire comportamenti potenzialmente dannosi per l'organismo come ad esempio nutrirsi di cibo avariato.
Uno studio similare al precedente datato 2005 e pubblicato su Biological Psychiatry sembra correlare l’amigdala con la fobia sociale. Il team di ricercatori promotore di questo studio ha monitorato mediante risonanza magnetica l'attività cerebrale di soggetti a cui venivano sottoposte foto di persone col viso minaccioso, arrabbiate, disgustate o spaventate. L’esame strumentale nel mentre, rilevava un’iperattivazione dell’amigdala a cui faceva seguito un incremento dei sintomi di fobia sociale. L'ansia ricorre cronicamente e questa ha un forte impatto sulla vita di una persona, si può diagnosticare un disturbo d'ansia che chiaramente ha una connotazione patologica e per la quale si è coniato il termine di ansia patologica. Le più comuni forme sono il disturbo d'ansia generalizzata (DAG), il disturbo di panico (DP), la fobia sociale e le fobie specifiche, il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e il disturbo post-traumatico da stress (DPTS).
L’ansia che qui si vuole descrivere è quella presente durante le sfide che la vita ha in serbo per ognuno di noi, durante gli avvenimenti formanti la personalità o eventi indimenticabili. In questa ottica, l’ansia prende il nome di ansia fisiologica, poiché è la reazione naturale ad un evento “stressante” cui ci troviamo ad affrontare. Il primo giorno di scuola per un bambino, la nascita di un figlio, un intervento chirurgico sono esempi di ciò che si vuole intendere. Certamente essa presenta manifestazioni poco piacevoli: agitazione continua ed inspiegabile, paura vaga, apprensione e preoccupazione. Il corredo sintomatologico fisico non è da meno presentando palpitazioni, dolori al petto e/o respiro corto, nausea, tremore interno.
L’ansia non va stigmatizzata anzi, può essere o meglio dev’essere uno strumento e non un limite. Resta unicamente a noi la scelta. Inoltre in taluni contesti è utile a proteggerci dai rischi in quanto promuove il mantenimento di uno stato di allerta e migliora le prestazioni.
La domanda da porsi allora è: “posso aiutare mio figlio a non risentire del distacco causata dal primo giorno di asilo e della sua prima gita fuori porta o dell’esame di maturità?ed ancora:” E’ possibile ridurre la tachicardia, la sudorazione profusa che capita prima di discutere la tesi di laurea o prima di un colloquio di lavoro? La risposta è si!
Integrando le nozioni di ordine squisitamente neurologico di cui si è accennato all’inizio, dobbiamo ricordare che l’ansia va combattuta quotidianamente anche a tavola, eliminando innanzitutto le sostanze psicoattive come alcool, caffè, tabacco le quali distruggono molte sostanze nutrienti utili alla formazione dei neurotrasmettitori. Si è riscontrato infatti, nei soggetti ansiosi un’alta percentuale di adrenalina, prodotta a partire dall’aminoacido tiroxina, (questo presente negli alimenti proteici) mentre si riscontrano nei medesimi soggetti una bassa percentuale di calcio, vitamina E, serotonina.
L’adrenalina è un mediatore chimico eccitatore e se presente in quantità superiore produce anche rabbia e nervosismo. Non dobbiamo pensare che l’adrenalina debba essere tenuta bassa, infatti in tal caso causerebbe disturbi alla memoria e all’apprendimento, sfaserebbe il ritmo sonno-veglia e concorrerebbe all’instaurarsi della depressione.
Il Calcio oltre alle sue note funzioni sul metabolismo osseo concorre ad un’azione sedativa e quando è carente possono istaurarsi stati d’ansia con irritabilità e nervosismo.
La vitamina E antiossidante per tutte le cellule del corpo, anche per il cervello possiede un effetto calmante mentre la serotonina che è il principale neurotrasmettitore del buon umore dovrà essere stimolata la sua produzione tramite frutti come banane, prugne e ananas, pomodori e melanzane. L’aumento della serotonina può avvenire anche attraverso l’introduzione di cereali integrali; ciò considerando la conversione dell’aminoacido triptofano presente nei cereali, in serotonina all’interno dell’organismo.
I soggetti ansiosi tendono ad avere ipoglicemia. Ciò si traduce con uno squilibrio biochimico cerebrale a livello dell’attività elettrica e compportando aggressività irregolare, stanchezza cronica, spossatezza. E’ stato notato inoltre come ad un basso livello di zuccheri corrispondono bassi livelli di serotonina.
L’alimentazione ideale in tali casi deve orientarsi su alimenti con un indice glicemico basso in sostituzione di quelli ad alto indice per il risaputo e rapido metabolismo che essi vanno incontro, comportando un circolo vizioso di sintomi.
Il complesso vitaminico B concorrono al buon funzionamento del cervello e al buon umore, in particolare la B3 viene utilizzata dall’organismo per trasformare il triptofano in serotonina. Se essa è carente si prova paura per aspetti normali della vita quotidiana, si diventa apprensivi, sospettosi e insonni.
La B3 aiuta il rilassamento ed è leggermente ipnotica.
L’ansia può giovarsi anche del magnesio, della vitamina C che concorre a modulare la concentrazione di adrenalina e la B12.
Dott. Vincenzo Tedesco
Nutrizionista e Neuroscienziato
Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare
Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica
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