Nutrizione e Neuroscienze: Invecchiamento mentale, prevenirlo si può
E' noto che carenze alimentari specifiche in età avanzata possono aggravare i processi patologici nel cervello. Di conseguenza, il potenziale di un intervento nutrizionale volto a prevenire o a ritardare nel tempo l'insorgenza di un eventuale declino cognitivo e dello sviluppo di forme di demenza è un tema di stringente attualità, in una società che sta invecchiando a vista d'occhio.
Il gruppo di ricerca nato dalla collaborazione fra l'Università di Milano e l'Università di Pavia, grazie alla disponibilità della Azienda di Servizi alla Persona di Pavia ha potuto realizzare uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, su 25 persone anziane (di età 86 ± 6 anni, di cui 20 femmine e 5 maschi) affette da Mild Cognitive Impairment (MCI). Queste persone sono state assegnate con procedura randomizzata al gruppo sperimentale (che ha assunto nella dieta una emulsione oleosa di acido docosaesaenoico – DHA – e fosfolipidi contenenti melatonina e triptofano; per un totale di 11 soggetti) o al gruppo trattato con placebo (14 soggetti appaiati) per 12 settimane consecutive.
Obiettivo principale dello studio era quello di valutare l'efficacia di una integrazione dietetica sulle funzioni cognitive delle persone allo studio, mediante valutazione all'ingresso e successiva valutazione dopo le 12 settimane di trattamento. In particolare sono state misurate, con una batteria di test neurospicologici ampiamente accreditati nell'ambito della ricerca clinica, le seguenti abilità: orientamento e altre funzioni cognitive di base con il Mini-Mental State Examination (MMSE); memoria a breve termine con i test di “span” per numeri, verbale e spaziale; memoria a lungo termine verbale per materiale non strutturato con il test di apprendimento delle 15 parole di Rey, per materiale strutturato con il test del breve racconto, per materiale visuo-spaziale con il test della figura complessa di Rey-Osterrieth; attenzione con il test delle matrici attenzionali; funzioni esecutive con il test di Weigl; fluenza fonologica con il test FAS; abilità visuocostruttive e visuospaziali con la copia di disegni geometrici bidimensionali e tridimensionali e con la copia della figura complessa di Rey-Osterrieth; linguaggio con il test di fluenza semantica; umore con la Geriatric Depression Scale (GDS). Sono stati inoltre somministrati ai pazienti il test dell'olfatto “Sniffin' Sticks” e il test per la valutazione nutrizionale “Mini Nutritional Assessment (MNA)”.
Risultati: dopo 12 settimane è stato registrato un significativo miglioramento nei pazienti del gruppo sperimentale al MMSE (P < 0.001) e un effetto positivo al testi di fluenza semantica (P < 0.06). Un significativo miglioramento nel gruppo sperimentale si è osservato anche nella valutazione della sensibilità olfattiva (P < 0.009). Per quanto riguarda la valutazione nutrizionale, infine, i soggetti del gruppo sperimentale hanno mostrato un miglioramento anche al Mini Nutritional Assessment, con una differenza signficativa rispetto al gruppo di controllo (P < 0.005).
“Questo studio dimostra in primo luogo l'importanza di una diagnosi precoce dell'MCI e del suo trattamento, utile a rallentare la progressione del disturbo verso disordini cognitivi gravi quali l'Alzheimer, come dimostrano numerosi studi; inoltre evidenzia che i fattori nutrizionali risultano fondamentali quale aiuto al rallentamento del processo degenerativo. Una sana alimentazione, che deve prevedere l'assunzione almeno quattro volte la settimana di pesce, ricco di omega-3, è consigliabile, ma a volte può essere non agevole per diverse ragioni: è per questo che un integratore nutrizionale, in grado di concentrare in un unico dispositivo diversi nutrienti, può venire in aiuto a quanti vogliono prevenire queste malattie legate all'invecchiamento”, ha spiegato in esclusiva a BrainFactor Mariangela Rondanelli, professore associato di Scienze e tecniche dietetiche applicate all'Università di Pavia.