Dott. Vincenzo Tedesco

Nutrizionista e Neuroscienziato

Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare

Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica


Diete personalizzate

Nutrizione neuropsichiatrica e neurodegenerativa

Nutrizione estetica

Nutrizione sportiva per agonisti ed amatori

Intolleranze alimentari


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venerdì 14 aprile 2017

Insulino-resistenza e declino cognitivo.

Una ridotta sensibilità all’insulina può indurre un più rapido declino delle facoltà mentali nelle persone più anziane, anche tra quelle che non soffrono di diabete. A confermare questo collegamento è uno studio coordinato da David Tanne, della Tel Aviv University, in Israele, e pubblicato dal Journal of Alzheimer’s Disease.

I ricercatori israeliani hanno seguito 489 persone per più di vent’anni. All’inizio dello studio, i pazienti avevano un’età media di 58 anni e tutti soffrivano di malattie cardiovascolari. Le persone con diabete all’inizio dello studio, o che lo sviluppavano durante la ricerca, sono state escluse. Tanne e colleghi hanno eseguito misurazioni della funzionalità cognitiva attraverso test che valutavano memoria, funzione esecutiva, elaborazione del campo visivo e attenzione, quando i pazienti avevano un’età media di 72 anni e di nuovo quando avevano circa 77 anni. I ricercatori hanno evidenziato che chi aveva i più alti livelli di resistenza all’insulina, mostrava le peggiori performance cognitive e aveva i punteggi più bassi nei test di memoria e funzionalità.

Le osservazioni
Una limitazione dello studio è dovuta al fatto che è stato condotto principalmente su uomini, e dunque con le donne potrebbe emergere un risultato differente. Inoltre, una buona parte dei partecipanti non si è sottoposta alla seconda valutazione, facendo supporre che all’ultima parte dello studio abbiano partecipato solo le persone più sane. Probabilmente, gli alti livello di zucchero nel sangue dei partecipanti allo studio possono avere un impatto negativo sui vasi sanguigni a livello del cervello, come Barbara Bendlin, ricercatrice all’University of Wisconsin-Madison’s Alzheimer’s Disease Research Center, non era coinvolta nello studio.