Dott. Vincenzo Tedesco

Nutrizionista e Neuroscienziato

Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare

Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica


Diete personalizzate

Nutrizione neuropsichiatrica e neurodegenerativa

Nutrizione estetica

Nutrizione sportiva per agonisti ed amatori

Intolleranze alimentari


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venerdì 16 agosto 2013

Succo d'uva: mostra dei benefici a livello cerebrale

Neuroscienze e Nutrizione: il succo d'uva mostra dei benefici a livello cerebrale

Journal of Agricultural and Food Chemistry. 2012. Published online ahead of print, ASAP Article, DOI: 10.1021/jf300277g
Concord Grape Juice Supplementation and Neurocognitive Function in Human Aging.
Krikorian R, Boespflug EL, Fleck DE, Stein AL, Wightman JD, Shidler MD, Sadat-Hossieny S


Commento
Il succo d’uva è una ricca fonte di polifenoli, potenti antiossidanti in grado di esercitare un effetto antiossidante. Precedentemente è stato sottolineato che il suo consumo riduce l’invecchiamento a livello neuronale nei ratti (Nutrition, 2006, Vol. 22, pp 295-302), mentre un altro studio di gruppo ha rilevato che il consumo giornaliero può migliorare la memoria nelle persone anziane con lieve compromissione della funzione cerebrale (British Journal of Nutrition, 2010, vol. 103, pp 730-734). In uno studio recente sono state reclutate 21 persone con un’età media di 76 anni, tutti aventi un lieve decadimento cognitivo. In seguito all’assunzione di una bevanda di succo d’uva pari a 6,3-7,8 ml/kg è stato osservato un minor numero di errori in compiti dove era richiesto uno sforzo mnemonico. Inoltre, la risonanza magnetica ha mostrato una maggiore attivazione delle regioni anteriore e posteriore sul lato destro del cervello e quindi un aumento dell’attività neuronale. Quindi il consumo di un bicchiere di succo d’uva alla dieta quotidiana può migliorare le prestazioni della memoria e migliorare la funzionalità neurocognitiva di persone anziane con declino della memoria breve.

ABSTRACT
Polyphenol compounds found in berry fruits, in particular flavonoids, have been associated with health benefits including improvement in cognition and neuronal function with aging. Concord grape juice contains polyphenols, including anthocyanins and flavanols, and previous research has shown improvement in a number of human health conditions with grape juice supplementation. In the current study, older adult subjects with mild cognitive impairment consumed Concord grape juice or placebo for 16 weeks and were administered assessments of memory function and brain activation pre- and postintervention. Participants who consumed grape juice showed reduced semantic interference on memory tasks. Relatively greater activation in anterior and posterior regions of the right hemisphere was also observed with functional magnetic resonance imaging in the grape juice treated subjects. These findings provide further evidence that Concord grape juice can enhance neurocognitive function in older adults with mild memory decline.

Olio di oliva: effetti favorevoli nella malattia di Alzheimer

Neuroscienze e Nutrizione: Olio di oliva ed effetti favorevoli nella malattia di Alzheimer

Toxicology and Applied Pharmacology. 2009; 240:189–197. Alzheimer's-associated Aβ oligomers show altered structure, immunoreactivity and synaptotoxicity with low doses of oleocanthal
Pitt J, Roth W, Lacor P, Smith III AB, Blankenship M, Velasco P, De Felice F, Breslin P, Klein WL



Commento
L’oleocantale, composto contenuto nell’olio extravergine d’oliva, potrebbe impedire che le cellule nervose vengano compromesse, e potrebbe quindi scongiurare il morbo di Alzheimer. Da uno studio in vitro si è visto che questa sostanza impedisce il legame tra alcune proteine tossiche dette ADDLs, responsabili del malfunzionamento delle cellule nervose nei pazienti affetti da questa patologia (perdita di memoria, morte delle cellule e alterazione globale delle funzioni cerebrali) e le sinapsi dei neuroni ippocampali.

ABSTRACT
It now appears likely that soluble oligomers of amyloid-β1–42 peptide, rather than insoluble fibrils, act as the primary neurotoxin in Alzheimer's disease (AD). Consequently, compounds capable of altering the assembly state of these oligomers (referred to as ADDLs) may have potential for AD therapeutics. Phenolic compounds are of particular interest for their ability to disrupt Aβ oligomerization and reduce pathogenicity.
This study has focused on oleocanthal (OC), a naturally-occurring phenolic compound found in extra-virgin olive oil. OC increased the immunoreactivity of soluble Aβ species, when assayed with both sequence- and conformation-specific Aβ antibodies, indicating changes in oligomer structure.
Analysis of oligomers in the presence of OC showed an upward shift in MW and a ladder-like distribution of SDS-stable ADDL subspecies. In comparison with control ADDLs, oligomers formed in the presence of OC (Aβ-OC) showed equivalent colocalization at synapses but exhibited greater immunofluorescence as a result of increased antibody recognition. The enhanced signal at synapses was not due to increased synaptic binding, as direct detection of fluorescently-labeled ADDLs showed an overall reduction in ADDL signal in the presence of OC. Decreased binding to synapses was accompanied by significantly less synaptic deterioration assayed by drebrin loss. Additionally, treatment with OC improved antibody clearance of ADDLs.
These results indicate oleocanthal is capable of altering the oligomerization state of ADDLs while protecting neurons from the synaptopathological effects of ADDLs and suggest OC as a lead compound for development in AD therapeutics.

Esiste un legame tra dieta e depressione?

Neuroscienze e Nutrizione: può esistere un legame tra dieta e depressione?

La depressione è diagnosticata come una vera malattia, categorizzata dal DSM, Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali, come un disturbo dell’umore.
Nonostante sia ancora di eziologia sconosciuta, ma ascrivibile per la maggior parte a cause sociali, psicologiche e disturbi di vario tipo, nel tempo si è potuta valutare una concausa dovuta a squilibri nutrizionali e carenze fisiologiche, dovute ad una alimentazione scorretta o ad una dieta squilibrata.
È come dire che esiste una diretta correlazione tra alimenti e comportamenti.
Alcuni studi realizzati a metà degli anni Settanta, hanno messo a punto una teoria, detta Monoaminergica, capace di individuare due tipi di depressione, distinguibili a seconda del neurotrasmettitore che risulterebbe carente nel sistema nervoso centrale. Abbiamo così le depressioni derivanti da un deficit di serotonina e quelle derivanti da un deficit di noradrenalina.
In entrambi i casi, la carenza di questi elementi è potenzialmente collegabile a squilibri elettrolitici presenti in seguito a diete rigide o carenti di alcuni alimenti.
Ipotesi, questa, affiancata da una teoria opposta, secondo la quale lo stato depressivo sarebbe determinato da una iperattività dovuta all’eccesso degli stessi neurotrasmettitori incriminati.
Molti studi dimostrano che la correlazione tra alimentazione e depressione esiste davvero, soprattutto in riferimento alla carenza di determinati elementi come ferro, selenio e acido folico. Una dieta priva di questi elementi determina veri e propri disturbi del comportamento.
Da qui, le cosiddette “diete del buonumore”, che contengono gli alimenti che ne sono ricchi.
La carenza di ferro, è dimostrato, altera la disponibilità di ossigeno che arriva al cervello, compromettendone la funzione cognitiva, e scatenando, indirettamente, uno stato depressivo. Dunque, sì alle diete ricche di tè, cacao amaro, frattaglie, radicchio verde e crusca di grano, che ne contengono più di dieci milligrammi l’etto.
Il selenio: una dieta che ne sia carente, altera il tono dell’umore e tende a farlo precipitare. Inseriamo allora pesci e frattaglie, ma anche prodotti cerealicoli e lattiero caseari. Povere ne sono invece frutta e verdura. Alcune ricerche hanno evidenziato che una dieta con molto selenio presenta casi di depressione ridotti, mentre una dieta che ne è povera conta casi numerosi di pazienti che ne sono colpiti.
Lo zinco, invece coinvolto nella modulazione della trasmissione degli impulsi, agisce come neurotrasmettitore. Ecco perché una sua eventuale carenza provoca dei disturbi nel tono dell’umore. Le diete del buonumore devono pertanto essere ricche di uova e carne, pesce, cereali e latte e derivati.
L’acido folico, detto anche folacina, vitamina B9, o vitamina M, è fondamentale per il sistema nervoso centrale e una carenza ne provoca disturbi dell’umore. Lo stesso per quanto riguarda la vitamina B12, che, come accade per il ferro, è coinvolta nel trasporto dell’ossigeno verso il cervello.
Una buona dieta, insomma, per evitare squilibri del tono dell’umore, dovrebbe contenere gli elementi citati, oltre ad un buon contenuto di vitamine E, A e C, che svolgono il ruolo di antiossidante, che cattura i radicali liberi sviluppati dal cervello nel suo processo di ossigenazione.

Cacao utile contro Alzheimer e Parkinson

Neuroscienze e Nutrizione: Cacao utile contro Alzheimer e Parkinson

Contrasta la morte dei neuroni


MILANO - Le abitudini alimentari e la presenza di antiossidanti nella dieta possono giocare un ruolo sull'incidenza delle patologie neurodegenerative come l'Alzheimer e il Parkinson. In particolare, i polifenoli del cacao stimolano la neuroprotezione, attivando la sopravvivenza del fattore neutrofico cerebrale Bdnf (che contribuisce a sostenere la sopravvivenza dei neuroni esistenti, e favorire la crescita di nuovi). E' quanto ha scoperto uno studio dell'Istituto di Ricerca Sbarro di Philadelphia, dell'Universita' di Siena e dell'Aquila, pubblicato sul 'Journal of Cellular Biochemistry'.

''I nostri studi - spiega Annamaria Cimini dell'ateneo aquilano - dimostrano, per la prima volta, che i polifenoli del cacao non agiscono solo come un mero antiossidante, perche', direttamente o indirettamente, sono capaci di attivare il percorso di sopravvivenza del Bdnf, contrastando la morte neuronale''. Comprendere il potenziale di prevenzione e il meccanismo d'azione di un alimento ''puo' rappresentare un mezzo per limitare la progressione del deterioramento cognitivo'', aggiunge Antonio Giordano, direttore dell'Istituto Sbarro per la Ricerca sul Cancro e Medicina Molecolare. Questi risultati, secondo i ricercatori, possono avere importanti implicazioni per la prevenzione del deterioramento cognitivo negli anziani e nelle malattie neurodegenerative, contrastando la progressione della malattia.