Dott. Vincenzo Tedesco

Nutrizionista e Neuroscienziato

Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare

Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica


Diete personalizzate

Nutrizione neuropsichiatrica e neurodegenerativa

Nutrizione estetica

Nutrizione sportiva per agonisti ed amatori

Intolleranze alimentari


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martedì 20 giugno 2017

Parkinson: probabile origine nell’intestino.

Il Parkinson potrebbe partire dall’apparato digerente. E’ stata infatti individuata nell’intestino una molecola strettamente legata alla malattia. La scoperta, pubblicata JCI Insight, avvalora la tesi che la malattia di Parkinson parta dall’intestino stesso e non dal cervello.

Lo studio è stato condotto negli Stati Uniti, a Durham presso la Duke University. Nell’ultimo periodo è stato un susseguirsi di ricerche che hanno suggerito che il morbo di Parkinson, una malattia neurodegenerativa che porta alla morte di alcuni neuroni, abbia inizio nell’intestino: ad esempio numerosi studi hanno mostrato differenze nella flora intestinale dei pazienti; altri hanno evidenziato che recidere (per motivi medici) il nervo vago che collega intestino a cervello rende ”immuni” dalla malattia di Parkinson.

In questo nuovo lavoro su cellule umane e di topi gli esperti Usa hanno scoperto che in alcune cellule intestinali è presente l’alfasinucleina, la molecola che nel cervello dei parkinsoniani diventa malformata e forma degli accumuli dannosi. Gli esperti ipotizzano che vi sia nell’intestino un agente che rende l’alfasinucleina malformata e poi ne consente la dispersione – attraverso il nervo vago – verso il sistema nervoso, in modo molto simile a una malattia prionica (come mucca pazza). Serviranno naturalmente ulteriori studi per verificare questa ipotesi.

venerdì 2 giugno 2017

Sindrome maniaco-depressiva: attenzione alla flora intestinale

La sindrome 'maniaco-depressiva' (o disturbo bipolare), caratterizzata da alti e bassi patologici dell'umore, potrebbe essere legata a ''questioni di pancia'', in particolare ad alterazioni della flora batterica intestinale. Lo suggerisce uno studio pubblicato sul Journal of Psychiatric Research e condotto presso l'Università del Michigan. Diversi studi hanno in passato mostrato che la flora intestinale influenza nel neonato lo sviluppo del cervello e che negli adulti è intimamente collegata con la salute mentale. Di qui l'idea di studiare la flora intestinale di pazienti con disturbo bipolare e confrontarla con quella di soggetti sani di controllo.

Coinvolgendo 115 pazienti e 64 coetanei sani gli esperti hanno evidenziato molte differenze nella composizione della flora intestinale dei primi e dei secondi. In particolare la carenza nei pazienti di un batterio vantaggioso, il Faecalibacterium. Più il Faecalibacterium è carente, inoltre, maggiori risultano i sintomi e la gravità della malattia. Resta da capire se queste differenze siano una causa o una conseguenza della malattia stessa o magari dei farmaci che i pazienti prendono. Intanto i ricercatori hanno iniziato una sperimentazione clinica su pazienti con una dieta a base di grassi buoni per vedere se, cambiando la flora intestinale grazie a questa alimentazione, si ottiene qualche beneficio sul fronte dei sintomi del disturbo bipolare riferiti dai pazienti.

Gastroenterologia | Redazione DottNet | 19/05/2017 15:39