Dott. Vincenzo Tedesco

Nutrizionista e Neuroscienziato

Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare

Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica


Diete personalizzate

Nutrizione neuropsichiatrica e neurodegenerativa

Nutrizione estetica

Nutrizione sportiva per agonisti ed amatori

Intolleranze alimentari


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martedì 19 gennaio 2021

I probiotici e il microbiota intestinale hanno effetti benefici sul sonno

FARMACI | REDAZIONE DOTTNET | 14/01/2021 11:21

Avviato un progetto di ricerca per esaminare il ruolo di integratori a base di probiotici che possono modulare il microbioma per migliorare il sonno, lo stress e l'ansia

 I probiotici e il microbiota intestinale stanno dimostrando di avere effetti benefici sulla qualità del sonno, aprendo così gli studi sull'effetto degli integratori a base di questi microrganismi. In questa direzione si muove il recente accordo sottoscritto tra la Fondazione Edmund Mach, la School of Human Development and Health (HDH) della Facoltà di Medicina dell'Università di Southampton e l'azienda OptiBiotix Health, che hanno appena avviato un progetto di ricerca per esaminare il ruolo di integratori a base di probiotici che possono modulare il microbioma per migliorare il sonno, lo stress e l'ansia. Con questo accordo vengono finanziati una borsa di dottorato ed uno studio umano in doppio cieco, controllato con placebo, condotto durante un periodo di interruzione del sonno indotta da stress.   La ricerca fa seguito a una serie di pubblicazioni che indicano una relazione tra il microbiota gastrointestinale, la neurobiochimica e il comportamento emotivo. Si basa sui risultati che dimostrano come i prebiotici hanno ridotto l'ansia e la depressione nei partecipanti.  Kieran Tuohy, responsabile del Dipartimento qualità alimentare e nutrizione FEM spiega che "i disturbi del sonno e l'apnea notturna sono fattori di rischio riconosciuti di cattiva salute metabolica e rischio cardiovascolare e sono strettamente correlati allo stress. Ricerche recenti hanno identificato un ruolo importante per il microbiota intestinale e specifici ceppi probiotici nella regolazione non solo dei ritmi circadiani e dell'orologio intestinale, ma anche nella costruzione della resilienza allo stress emotivo".

giovedì 14 gennaio 2021

Trovato il legame tra microbioma intestinale con dieta sana e salute cardiometabolica


MEDICINA INTERNA | REDAZIONE DOTTNET | 12/01/2021 12:30

Ogni persona ha un microbioma personalizzato e risponde in modo diverso al cibo e al controllo dei valori come glicemia, colesterolo e trigliceridi nel sangue

C'è un forte collegamento del microbioma intestinale con la dieta sana e con la salute cardiometabolica. Ogni persona, infatti, ha un microbioma altamente personalizzato e risponde in modo diverso al cibo e al controllo dei valori come glicemia, colesterolo e trigliceridi nel sangue. Lo ha evidenziato uno studio, coordinato dal Cibio dell'Università di Trento, pubblicato sulla rivista "Nature Medicine".  Lo studio rientra in un campo di indagine che il Laboratorio di Metagenomica computazionale nel Dipartimento Cibio di Biologia cellulare, computazionale e integrata dell'ateneo di Trento ha intrapreso per approfondire la correlazione tra microbioma, dieta e salute metabolica e si è avvalso in maniera determinante di nuovi strumenti informatici che sono stati sviluppati per l'analisi dei dati di microbioma.

"In questa ultima ricerca - sottolinea Nicola Segata, coordinatore del team di ricerca all'Università di Trento - ci siamo concentrati sul collegamento tra batteri intestinali, dieta e salute cardiovascolare ed è emerso con evidenza che ci sono batteri associati a diverse risposte metaboliche al cibo". "Il campione è stato monitorato nelle risposte a due identici pasti (colazione e pranzo) consumati sotto stretto controllo clinico, e in una serie di pasti di test assunti nell'arco di due settimane. Dall'analisi emerge che, in risposta a uno stesso cibo, ogni persona dopo mangiato fa registrare un andamento molto diverso dei livelli di grassi, di zucchero e di marcatori immunologici nel sangue. Questa variabilità è spiegata solo molto parzialmente dalla genetica, perché abbiamo verificato che gemelli identici con stile di vita molto simile hanno anche loro risposte al cibo parecchio diverse". 


Covid. Microbioma intestinale può influenzare la risposta immunitaria

La gravità dell’infezione da Sars-CoV-2 e la risposta immunitaria correlata possono essere influenzate dal microbioma intestinale. A questa conclusione è giunto uno studio condotto a Hong Kong, che ha coinvolto circa 200 adulti. "I pazienti Covid non presentano alcuni batteri buoni noti per regolare il sistema immunitario”, osserva Siew Ng, della Chinese University di Hong Kong, autrice principale dello studio.

 

“La composizione dei microrganismi intestinali (microbiota) nei pazienti con Covid-19, molto diversa rispetto agli individui non infetti, è correlata alla gravità della malattia. I pazienti Covid non presentano alcuni batteri buoni noti per regolare il sistema immunitario”, osserva Siew Ng, della Chinese University di Hong Kong, autrice principale dello studio.”Il microbiota intestinale anomalo (disbiosi) nei pazienti con Covid persiste dopo l’eliminazione del virus. Queste alterazioni potrebbero rivestire un ruolo nel “long Covid”. La gestione clinica non dovrebbe mirare solo a eradicare il virus ma anche a ripristinare il microbiota intestinale anomalo.


Lo studio

Il team di ricerca ha ottenuto campioni di sangue e feci da 100 adulti (età media 36 anni, 47 donne) ricoverati con Covid-19 e da 78 adulti (età media 45 anni, 45 donne) senza l’infezione che stavano partecipando a uno studio sul microbioma prima della pandemia. 41 dei pazienti Covid hanno fornito diversi campioni di feci mentre erano ricoverati e 27 di essi hanno fornito campioni fecali in serie fino a 30 giorni dopo l’eliminazione dell’infezione.


I ricercatori hanno osservato che la composizione del microbioma intestinale era alterata in maniera statisticamente significativa nei pazienti con Covid-19 rispetto alle controparti, a prescindere che fossero stati trattati o meno con antibiotici.


Diversi batteri intestinali commensali noti per influenzare la risposta immunitaria, tra cui Faecalibacterium prausnitzii, Eubacterium rectale e alcune specie di bifidobatteri, erano ridotti nei pazienti Covid e il loro numero è rimasto basso nei campioni raccolti fino a un mese dopo la risoluzione della malattia.


L’analisi dei campioni di sangue ha mostrato che lo squilibrio microbico rilevato nei pazienti con Covid si correlava con elevate concentrazioni di citochine infiammatorie e marcatori del sangue come proteina C-reattiva, lattato deidrogenasi, aspartato aminotransferasi e gamma-glutamil transferasi.


“I nostri risultati indicano che la disbiosi indebolisce le nostre difese immunitarie, predisponendo quindi a infezioni SARS-CoV-2 più gravi e contribuendo al long Covid” , conclude Siew Ng. “I probiotici, se si usa la giusta combinazione dei batteri mancanti per rafforzare l’immunità, potrebbero essere utili come terapia adiuvante”.


Fonte: Gut


(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)


13 gennaio 2021

© Riproduzione riservata

sabato 9 gennaio 2021

Quattro batteri intestinali con un un ruolo chiave nel diabete di tipo 2

DIABETOLOGIA | REDAZIONE DOTTNET | 04/01/2021 18:10

Si tratta del Lactobacillus johnsonii, del Lactobacillus gasseri, del Romboutsia ilealis e del Ruminococcus gnavus

Sono state scoperte 4 specie di microrganismi che si trovano nella flora batterica intestinale e che svolgono un ruolo chiave nel diabete di tipo 2. Questo obiettivo, raggiunto dai ricercatori dell'Università dell'Oregon, apre la strada a nuovi possibili trattamenti probiotici contro la patologia. Il diabete di tipo 2 è una condizione cronica che colpisce il modo in cui il corpo metabolizza il glucosio, uno zucchero che è una fonte fondamentale di energia. In alcuni pazienti, il corpo resiste agli effetti dell'insulina, l'ormone prodotto dal pancreas che apre la porta allo zucchero per entrare nelle cellule. Altri, invece, non producono abbastanza insulina per mantenere normali livelli di glucosio. Gli studiosi, nel lavoro pubblicato su Nature Communications, raccontano di essere riusciti a identificare quattro specie di batteri che sembrano influenzare il metabolismo del glucosio: si tratta del Lactobacillus johnsonii, del Lactobacillus gasseri, del Romboutsia ilealis e del Ruminococcus gnavus. "I primi due microbi sono considerati potenziali 'miglioratori' del metabolismo del glucosio, gli altri due potenziali 'peggioratori'", ha detto Natalia Shulzhenko, co-coordinatrice della ricerca. Lo studio è stato condotto sui topi, nutriti con l'equivalente di una dieta "all'occidentale". I lattobacilli hanno aumentato la salute mitocondriale nel fegato, portando a miglioramenti nel modo in cui si metabolizza glucosio e lipidi.

lunedì 4 gennaio 2021

Rischio sindrome metabolica anche per bimbi e ragazzi

 


Si registra un aumento importante in età pediatrica e adolescenziale del sovrappeso e dell'obesità a causa del diffondersi di uno stile di vita meno salutare fin da piccoli

Non solo un problema legato all'età adulta: la sindrome metabolica e' un rischio in agguato anche tra bambini e adolescenti. Ad evidenziarlo è il dottor Giuseppe Ventriglia, medico chirurgo, docente al Master di Clinical Pharmacy alle Università di Milano-Cagliari-Granada. "Si tratta di una condizione - spiega Ventriglia - nella quale esiste un aumento della probabilità di sviluppare complicazioni sia a livello cardiovascolare (quindi con precoce aterosclerosi e maggior rischio di infarto, ma non solo) sia a livello metabolico con maggiore rischio di sviluppare un diabete mellito. Con tutto quello che ne consegue in termini di danno a carico di tutto l'organismo: cuore, cervello, occhi, reni, fegato.

Negli ultimi anni stiamo osservando un aumento importante in età pediatrica e adolescenziale del sovrappeso e dell'obesità a causa del diffondersi di uno stile di vita meno salutare fin da piccoli: maggiore sedentarietà, poca attività fisica, alimentazione meno "mediterranea" e quindi con eccesso di grassi e di dolci raffinati, poca frutta e verdura fresche. E la maggiore frequenza dell'obesità di accompagna all'innesco di una serie di fenomeni che portano fatalmente, se non si interviene in maniera decisa, verso la sindrome metabolica". Una correzione degli stili di vita è quindi essenziale ad avviso dell'esperto ai fini della prevenzione, sin da giovani. "Un caposaldo assoluto nella lotta alla sindrome metabolica ed ai suoi danni potenziali - aggiunge infatti Ventriglia - è la correzione degli stili di vita scorretti. È importante abituarsi fin da bambini a fare attività fisica in modo regolare. Se non cominciamo da piccoli sarà più difficile farlo da grandi. E poi un altro tema riguarda l'alimentazione. Nei Paesi occidentali in genere si mangia troppo e con troppi dolci raffinati e con eccesso di carni e di grassi. E se a questo uniamo la sedentarietà, abbiamo spalancato la strada alla sindrome metabolica"."Fortunatamente la ricerca - sia in laboratorio sia sull'uomo - conclude - sta mettendo in luce le proprietà indiscusse, anche in questo campo, di alcune sostanze naturali.  Sostanze complesse che hanno dimostrato la loro capacità di interferire positivamente in alcuni dei complessi meccanismi che controllano, ad esempio, l'equilibrio dei batteri intestinali e i rapporti tra questi e il fegato e di qui all'intero organismo.  Potremmo dire che oggi sofisticate indagini e attenti studi clinici hanno evidenziato come una condizione 'complessa' come la sindrome metabolica può trarre giovamento dalle proprietà benefiche (dimostrate anche nei ragazzi e negli adolescenti) delle sostanze naturali con le quali l'uomo si è co-evoluto in milioni di anni".

MEDICINA INTERNA | REDAZIONE DOTTNET | 29/12/2020 16:46