Dott. Vincenzo Tedesco

Nutrizionista e Neuroscienziato

Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare

Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica


Diete personalizzate

Nutrizione neuropsichiatrica e neurodegenerativa

Nutrizione estetica

Nutrizione sportiva per agonisti ed amatori

Intolleranze alimentari


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giovedì 14 settembre 2017

Sclerosi multipla, alcuni batteri dell'intestino la favoriscono

In futuro nuove cure sulla flora intestinale

Una chiave per curare la sclerosi multipla potrebbe nascondersi nei batteri intestinali e in futuro il decorso della malattia si potrà rallentare o fermare con interventi sull'alimentazione dei pazienti, con probiotici o con un trapianto di flora intestinale per eradicare dalla pancia dei pazienti i batteri nocivi che favoriscono la malattia. Lo suggeriscono due studi pubblicati sulla rivista PNAS, di Sergio Baranzini, scienziato di origine italiana dell'Università di San Francisco.

I lavori mostrano che pazienti con sclerosi multipla presentano nell'intestino batteri rari in persone sane che esercitano effetti deleteri sul sistema immunitario, favorendo la malattia. Baranzini ha anche dimostrato che quando i batteri 'nocivi' sono trapiantati nella pancia di topolini con sclerosi multipla, la loro malattia peggiora più rapidamente. E ancora, Baranzini ha notato che nell'intestino dei pazienti vi è carenza di un altro batterio, buono, protettivo nei confronti della malattia. Nella prima parte del lavoro Baranzini ha confrontato la flora intestinale di 71 pazienti e di 71 soggetti sani di controllo, trovando nei primi concentrazioni maggiori di due batteri: Akkermansia muciniphila e Acinetobacter calcoaceticus.

Ad una serie di test è emerso che questi batteri, interagendo in modo deleterio col sistema immunitario del loro ospite, favoriscono l'insorgere di infiammazione. Poi Baranzini ha constatato la carenza di un terzo batterio, Parabacteroides distasonis, che al contrario ha un'azione antinfiammatoria e un'azione immuno-regolatrice, cioè fa da ''calmante'' al sistema immunitario, lo tiene a bada prevenendo reazioni esagerate. Infine gli esperti hanno trapiantato i batteri dei pazienti su topolini malati di sclerosi e visto che la loro malattia peggiora. Alla luce di questi risultati, conclude lo scienziato, si spera che agendo sulla flora intestinale dei pazienti si possa operare un controllo sul loro sistema immunitario e rallentare dunque la progressione della malattia.

venerdì 1 settembre 2017

Il rischio per il cuore arriva dai carboidrati e non dai grassi

La ricerca presentata al congresso europeo di cardiologia: i grassi saturi riducono l'ictus

Non sono i grassi i principali killer per il cuore ma i glucidi, cioè i carboidrati. Uno studio presentato a Barcellona nel corso del congresso europeo di cardiologia mette in discussione quanto indicato fino ora in tutte le linee guida di prevenzione della salute cardiaca e da decine di studi e documenti scientifici. Lo studio PURE (Prospective Urban Rural Epidemiology), stato condotto dall'Università di Hamilton, in Ontario ed i risultati sono stati presentati oggi e pubblicati su Lancet. La riduzione dei grassi, secondo Mahshid Dehghan, ricercatrice del Population Health Research Institute della McMaster University, ''non migliorerebbe la salute delle persone''. I vantaggi arriverebbero invece riducendo i glucidi, cioè in sostanza i carboidrati sotto il 60 per cento dell'energia totale, ''e aumentando l'assunzione di grassi totali fino al 35 per cento''.

I risultati delle analisi su oltre 135.000 individui provenienti da 18 paesi a basso, medio e alto reddito, nello studio prospettico epidemiologico dimostrano che e' l'elevata assunzione di carboidrati a determinare un maggior rischio di mortalita' cardiovascolare. L'assunzione di grassi, secondo i risultati presentati, è invece, a sorpresa, associata a minori rischi. Gli individui nella fascia alta del consumo di grassi mostravano una riduzione del 23 per cento del rischio di mortalità totale, ma anche una riduzione del 18 per cento del rischio di ictus e del 30 per cento del rischio di mortalità per cause non cardiovascolari. Ciascun tipo di grasso era associato alla riduzione del rischio di mortalità: meno 14 per cento per i grassi saturi, meno 19 per cento per i grassi monoinsaturi, meno 29 per cento per quelli polinsaturi. Una maggiore assunzione di grassi saturi e' stata anzi associata a una riduzione del 21 per cento del rischio di ictus.