Dott. Vincenzo Tedesco

Nutrizionista e Neuroscienziato

Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare

Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica


Diete personalizzate

Nutrizione neuropsichiatrica e neurodegenerativa

Nutrizione estetica

Nutrizione sportiva per agonisti ed amatori

Intolleranze alimentari


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giovedì 21 aprile 2016

Obesità infantile e fegato grasso dipendono dal microbiota

Uno studio condotto da ricercatori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, pubblicato sulla rivista Hepatology rivela, per la prima volta, il ruolo di alcuni batteri coinvolti nello sviluppo dell’obesità e del fegato grasso nei bambini. Sono stati individuati nel microbiota intestinale, l’insieme di microorganismi residenti nel tubo digerente, più conosciuti col nome di ‘flora intestinale’. Una scoperta rilevante, spiegano gli specialisti, perché apre la strada alla messa a punto di integratori specifici ‘personalizzati’ a base di microrganismi, i cosiddetti probiotici, che potranno essere utili per la cura di queste malattie.

Studio e prospettive

Nello studio è stato descritto un modello di microbiota associato a fegato grasso e obesità. I ricercatori hanno in pratica scoperto che nell’intestino dei bambini obesi e con fegato grasso, alcune specie batteriche sono presenti in sovrabbondanza (Ruminococcus e Dorea) se paragonate a quelle presenti in un soggetto sano, mentre altre scarseggiano (Oscillospira). L’associazione tra alterazione della flora intestinale e obesità, affermano, apre dunque ora la strada alla creazione di probiotici ‘a misura’ dei piccoli pazienti, favorendo la guarigione dell’organo nel caso di fegato grasso e il recupero del peso ottimale nel caso di obesità. Ma i vantaggi sarebbero anche di natura economica. Aumenta infatti il consumo di integratori e se in Europa la spesa media pro capite annuale per acquisti di integratori alimentari, di cui i probiotici costituiscono la parte più rilevante, è di 27 euro, in Italia si attesta invece a 41 euro pro capite. Ingente il giro di affari correlato ai probiotici: si calcola che nel 2016 si spenderanno nel mondo 42 miliardi di dollari. Un uso più ‘mirato’ dei probiotici, rilevano gli esperti, significherebbe dunque anche un risparmio per i cittadini.

Dallo studio ”emergono due evidenze molto importanti, soprattutto per i pediatri – afferma Valerio Nobili, responsabile del dipartimento delle malattie epato-metaboliche dell’ospedale -. In primis che per avere un fegato sano bisogna avere un intestino sano, popolato cioè da batteri ‘amici’. La seconda evidenza è la necessità di una più scientifica e aggiornata prescrizione dei probiotici per i bambini”. Da questo lavoro infatti, sottolinea, ”si conferma l’importanza strategica del ruolo dei probiotici nell’obesità e nel fegato grasso, ma anche e soprattutto la necessità di nuove associazioni e formulazioni di batteri per combattere tali patologie”. Parallelamente però, conclude lo specialista, ”si afferma l’inutilità dell’uso indiscriminato delle formulazioni già esistenti”.

giovedì 7 aprile 2016

Sovrappeso: i giovani perdono la memoria

I giovani in sovrappeso sembrano avere problemi con la memoria episodica, cioè quella che conserva, nel lungo termine, i ricordi delle azioni compiute nel corso della vita. Lo ha evidenziato uno studio del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Cambridge (Regno Unito) secondo cui “l’eccesso del peso può influire su struttura e funzioni del cervello”.

Lo studio
I ricercatori inglesi, si legge sul sito In a Bottle che ha riportato lo studio, “hanno trovato un’associazione tra elevato indice di massa corporea e minori prestazioni su un test di memoria episodica”. Gli scienziati hanno esaminato 50 partecipanti tra i 18 e i 35 anni, con un Indice di massa corporea (Imc) compreso tra 18 e 51: un valore tra 18-25 è considerato sano, da 25-30 indica sovrappeso, e oltre 30 significa obesità.

Ai partecipanti è stato chiesto di nascondere degli oggetti in alcune scene complesse (ad esempio un deserto con le palme). Dopo due giorni è stato chiesto loro di ricordare dove e quando li avevano nascosti. “Nel complesso, il gruppo con l’Imc più alto ha avuto prestazioni inferiori legate al ricordo e al recupero”. Secondo gli scienziati, “i risultati sembrano suggerire che i cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello nelle persone con un alto indice di massa corporea possono essere accompagnati da una ridotta capacità di formare e recuperare i ricordi della memoria episodica. Questo può portare a un aumento dei deficit cognitivi che accompagnano l’obesità nell’età adulta”.