Dott. Vincenzo Tedesco

Nutrizionista e Neuroscienziato

Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare

Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica


Diete personalizzate

Nutrizione neuropsichiatrica e neurodegenerativa

Nutrizione estetica

Nutrizione sportiva per agonisti ed amatori

Intolleranze alimentari


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sabato 15 settembre 2018

L'adipe brucia vitamina D e testosterone nei maschi.

La recente scoperta dell'Università di Padova punta i riflettori sui maschi

L'adipe 'mangia' la vitamina D e questo rende più elevato il rischio per le persone affette da obesità di contrarre l'osteoporosi. E' quanto emerge da una ricerca durata tre anni, realizzata da un'equipe specializzata coordinata dal Carlo Foresta, ordinario di Endocrinologia e direttore dell'Uoc di Andrologia e Medicina della Riproduzione dell'Università di Padova. Una scoperta innovativa che aiuterà ad individuare i soggetti a rischio e a riformulare le cure. L'osteoporosi, infatti, non è un problema solo femminile, ma rappresenta un'emergenza clinica anche per il maschio: dopo i 50 anni un uomo su 5 ne risulta esserne affetto. Nelle donne il rischio di osteoporosi è fortemente correlato alla menopausa, pertanto lo screening e la diagnosi per questa patologia sono una pratica clinica consolidata. Nel maschio invece non è stato individuato ancora il fattore di rischio scatenante, pertanto in Italia il 90% delle densitometrie, metodica che studia la densità dello scheletro, è appannaggio delle donne".

Analizzando altre varabili, una patologia molto più frequente nell'uomo che nella donna è l'obesità: secondo l'Istat il 55% degli uomini risulta essere in sovrappeso-obeso. "L'obesità è un fattore di rischio per l'osteoporosi - spiega Foresta - e noi abbiamo dimostrato che l'associazione tra obesità e osteoporosi nell'uomo può essere ricondotta alla riduzione dei livelli di testosterone e di vitamina D, espressione di una alterazione della funzione endocrina del testicolo. Dagli studi sperimentali effettuati è emerso però che la riduzione dei livelli circolanti di questi ormoni è determinata anche dal loro sequestro da parte dell'incrementata massa di cellule adipose nel soggetto obeso". I ricercatori hanno scoperto che il tessuto adiposo nel maschio obeso cattura il testosterone e la vitamina D circolanti nel sangue, che non vengono poi liberati dai comuni meccanismi di rilascio, rendendo di fatto inefficaci questi ormoni. "Questi risultati, oltre a chiarire i meccanismi attraverso i quali l'obesità determina le alterazioni osteoporotiche - precisa Foresta - suggeriscono che gli atteggiamenti terapeutici volti a normalizzare i livelli di testosterone e vitamina D devono mirare ad evitare concentrazioni che aggravino l'accumulo di questi ormoni nel tessuto adiposo".

ENDOCRINOLOGIA | REDAZIONE DOTTNET | 13/09/2018 14:30

martedì 11 settembre 2018

Quasi inutili i probiotici: per essere efficaci vanno tarati su singolo paziente


I probiotici o batteri buoni, come il Lactobacillus e Bifidobacteria, tanto reclamizzati per il benessere del corpo e in particolare dell'intestino, sarebbero in realtà quasi inutili. A bocciarli è uno studio israeliano del Weizmann Institute of science pubblicato sulla rivista Cell. I ricercatori hanno analizzato attentamente cosa accade nell'organismo quando si consumano probiotici, provando un 'cocktail' con 11 comuni batteri buoni, tra cui ceppi di Lactobacillus e Bifidobacteria, che poi hanno dato a 25 volontari sani per un mese. Dopo di che li hanno sedati e gli hanno prelevato, chirurgicamente, dei campioni dallo stomaco e dall'intestino per vedere dove i batteri erano riusciti a colonizzare e se avevano prodotto dei cambiamenti nell'attività dell'intestino. Si è così visto che in metà dei casi i batteri buoni erano andati nella bocca e poi direttamente fuori.

Nel resto dei casi hanno resistito brevemente prima di essere tolti dai microbi esistenti. Miliardi di batteri vivono nel nostro intestino, ma "è sbagliato aspettarsi che i probiotici da banco funzionino su tutti - commenta Eran Elinav, uno dei ricercatori - In futuro dovranno essere fatti su misura per i bisogni dei singoli pazienti". Gli studiosi hanno valutato l'impatto dei probiotici anche dopo un ciclo di antibiotico, che aveva spazzato via batteri buoni e cattivi. Nella sperimentazione su 46 persone hanno visto che ritardavano il ristabilirsi dei normali batteri sani. "Contrariamente a quanto pensano tutti che i probiotici non siano dannosi, c'è invece un nuovo potenziale effetto avverso con gli antibiotici, che può avere conseguenze nel lungo periodo", continua Elinav. I probiotici hanno invece un effetto positivo dimostrato nel proteggere i bambini prematuri dalla entecolite necrotizzante.

NUTRIZIONE | REDAZIONE DOTTNET | 08/09/2018 16:31