Dott. Vincenzo Tedesco

Nutrizionista e Neuroscienziato

Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare

Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica


Diete personalizzate

Nutrizione neuropsichiatrica e neurodegenerativa

Nutrizione estetica

Nutrizione sportiva per agonisti ed amatori

Intolleranze alimentari


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martedì 25 novembre 2014

Gli integratori alimentari aumentano le lesioni al fegato


Gli integratori alimentari dietetici o a base di erbe usati dai cultori del body building o dalle donne di mezza età per cercare di perdere peso sono diventati una causa sempre più importante di lesioni al fegato. Ad affermarlo uno studio pubblicato su Hepatology (Wiley press release) coordinato da Victor J. Navarro, dell’Einstein Medical Center di Philadelphia (Usa).

Lo studio è stato condotto per un periodo di dieci anni (tra il 2004 e il 2013) su 839 pazienti con danno epatico indotto da integratori o farmaci convenzionali. È emerso che 45 casi erano dovuti a supplementi per culturisti, 85 ad altri integratori (multivitaminici, supplementi di calcio od omega-3) e 709 da farmaci. Le lesioni epatiche più gravi (decessi o trapianti di fegato) sono causate dagli integratori a base di erbe solitamente assunti per perdere peso o disintossicarsi, oppure prodotti energizzanti o multivitaminici.

“Molti americani credono che gli integratori siano sicuri e i regolamenti governativi richiedono meno prove di sicurezza ai prodotti in vendita sul mercato rispetto a quelle richieste ai farmaci“, afferma Victor Navarro – primo autore dello studio. “In realtà, essendo sottoposti a controlli meno rigidi, questi integratori hanno potenzialmente conseguenze più pericolose, tali addirittura da mettere a repentaglio la vita“.



"Liver injury from herbals and dietary supplements in the U.S. Drug-Induced Liver Injury Network",
Victor J. Navarro, Huiman Barnhart, Herbert L. Bonkovsky, Timothy Davern, Robert J. Fontana, Lafaine Grant, K. Rajender Reddy, Leonard B. Seeff, Jose Serrano, Averell H. Sherker, Andrew Stolz, Jayant Talwalkar, Maricruz Vega and Raj Vuppalanchi
Hepatology Article first published online: 25 AUG 2014 | DOI: 10.1002/hep.27317

venerdì 7 novembre 2014

Sensibilizzazione cutanea e allergie alimentari

Secondo uno studio pubblicato su JCI, una particolare sensibilizzazione della pelle con un allergene (la proteina) di un alimento potrebbe promuovere lo sviluppo di allergia al cibo contenente lo stesso allergene. Lo studio, su animali, mostra che l'allergia alimentare non viene sviluppata nel caso in cui non ci sia stata una previa esposizione cutanea all’antigene.

La dermatite atopica (AD – malattia della cute che rientra nelle forme allergiche) e l’allergia ad alimenti sono strettamente collegate; tuttavia, attualmente non sono ancora ben noti i meccanismi che conducono l’evoluzione di questa dermatite verso lo sviluppo di una risposta allergica infiammatoria anche in altre mucose, comprese quelle del tratto intestinale. Oggi, uno studio scientifico pubblicato su the Journal of Clinical Investigations individua un potenziale meccanismo che collega la sensibilizzazione cutanea con l’infiammazione gastrointestinale e l’allergia alimentare: la ricerca, condotta su animali, mostra come un certo tipo di sensibilizzazione cutanea, effettuata ponendo l’allergene (proteina) a contatto con la pelle infiammata, potrebbe promuovere lo sviluppo di reazioni di tipo gastrointestinale e allergico. Lo studio, su modello murino, è stato condotto da un gruppo di ricercatori del Benaroya Research Institute, a Seattle, negli Stati Uniti.

L’allergia alimentare è un problema di salute, diffuso all’interno della popolazione (circa l’8% delle persone ne sono colpite), che può assumere diverse manifestazioni, tra cui anche asma, dermatite atopica, esofagite eosinofila e anafilassi, ovvero l’ipersensibilità ad un antigene che può comprendere forme gravi come lo shock anafilattico.