Dott. Vincenzo Tedesco

Nutrizionista e Neuroscienziato

Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare

Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica


Diete personalizzate

Nutrizione neuropsichiatrica e neurodegenerativa

Nutrizione estetica

Nutrizione sportiva per agonisti ed amatori

Intolleranze alimentari


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giovedì 19 aprile 2018

Dieta e stili vita della coppia predicono la salute del nascituro

Dieta e stili di vita adottati dalla coppia prima di concepire un bebè influenzano la salute del nascituro. Lo rivela un'approfondita analisi pubblicata sulla rivista The Lancet che ridefinisce in maniera più precisa e sfaccettata la durata del periodo preconcezionale. "Questa è una fase critica perché la salute della coppia, inclusi peso, metabolismo e dieta, può influenzare il rischio di future malattie croniche nei bambini", afferma Judith Stephenson della University College di Londra.

"L'attuale attenzione data a fattori di rischio come fumo o alcol è importante - spiega - ma è necessario anche preparare la coppia alla gravidanza sul fronte nutrizionale". Il periodo preconcezionale veniva considerato di 3 mesi, ovvero il tempo medio impiegato a concepire un bebè. Il nuovo studio lo ridefinisce in tre modi: biologicamente dura i giorni (o le settimane) intorno all'evento di unione tra spermatozoo e cellula uovo; individualmente è il periodo che decorre da quando la coppia pianifica una gravidanza fino al concepimento; per la salute pubblica si estende (e può durare mesi o anni) a tutto il tempo necessario per rimuovere nella coppia fattori di rischio per la gravidanza, come ad esempio cambiare dieta o dimagrire.

Gli esperti hanno anche studiato 509 donne in età riproduttiva e visto che molte di loro non sono pronte alla gravidanza da un punto di vista nutrizionale e che il 96% non ha adeguati apporti di nutrienti importanti per lo sviluppo fetale in base alle raccomandazioni in vigore (ad esempio ferro e folato). Lo studio passa infine in rassegna tutte le evidenze scientifiche secondo cui il fumo, l'elevato consumo di caffeina, la dieta, l'obesità o al contrario la malnutrizione potenzialmente sono causa di cambiamenti genetici, cellulari, metabolici e fisiologici durante lo sviluppo fetale, con conseguenze durature per il nascituro e aumento di rischio di malattie cardiovascolari, metaboliche, immunitarie, neurologiche. "È cruciale aumentare la consapevolezza sull'importanza della salute preconcezionale e migliorarla", conclude Stephenson.


Fonte: ansa

sabato 7 aprile 2018

Una dieta sbagliata favorisce le malattie reumatiche

A Genova esperti a confronto dal 12 aprile: 'Occorre tornare a quella Mediterranea'

Una dieta sbagliata non provoca solo disturbi cardiovascolari, metabolici e diverse forme di cancro, può anche rendere più frequenti altre patologie serie, di origine reumatica, come artriti, lupus, gotta e osteoporosi. E' questo uno degli argomenti che sarà al centro del XVII Congresso Mediterraneo di Reumatologia che si terrà dal 12 al 14 aprile a Genova e che vedrà la partecipazione di oltre 400 esperti e pazienti provenienti da 45 diverse nazioni.

"Nuove abitudini alimentari stanno prendendo il sopravvento al posto della dieta mediterranea che è universalmente considerata la più salutare - afferma Maurizio Cutolo, organizzatore del congresso internazionale e Direttore della Divisione Universitaria di Reumatologia di Genova e del Policlinico San Martino -. Seguire fin dai primi anni di vita un'alimentazione equilibrata significa fare una prevenzione primaria di molte malattie croniche. In effetti è dimostrato che alcuni costituenti nutrizionali possono svolgere una funzione protettiva contro i processi infiammatori che sono alla base di quasi tutte le patologie reumatiche". Il consiglio quindi è tornare alla dieta mediterranea. 

"Bisogna quindi usare regolarmente verdura e frutta, possibilmente colorata, perché rappresentano un'importante fonte di fibre e vitamine antiossidanti e quindi anti-lesioni cellulari - prosegue l'esperto -. Simili vantaggi si ottengono anche dal pesce azzurro e rosa che sono ricchi di preziosi acidi grassi omega-3. Ed infine è molto importante il consumo di derivati del latte, anche di capra, che apportano calcio e altri sali minerali. Va invece limitato il più possibile l'uso di bevande zuccherate e del sale da cucina perché il cloruro di sodio, oltre a favorire l'ipertensione, attiva alcune cellule infiammatorie come i linfociti Th-17 coinvolti nel processo infiammatorio". 

REUMATOLOGIA | REDAZIONE DOTTNET 
fonte: ansa

Il peso in eccesso accresce il rischio fegato grasso già dagli 8 anni

Emerge da uno studio del Columbia University Medical Center, pubblicato sulla rivista Journal of Pediatrics.

Un aumento di peso può avere un impatto negativo sulla salute del fegato nei bambini, già a 8 anni. Un girovita ampio all'età di 3 anni aumenta infatti la probabilità che già dopo qualche anno i piccoli abbiano marcatori per la steatosi epatica non alcolica (comunemente detta fegato grasso). È quanto emerge da uno studio del Columbia University Medical Center,pubblicato sulla rivista Journal of Pediatrics. "Molti genitori - spiega Jennifer Woo Baidal, autrice principale della ricerca - sanno che l'obesità può portare al diabete di tipo 2 e ad altre condizioni metaboliche, ma c'è molta meno consapevolezza che questa condizione, anche nei bambini piccoli, può portare a gravi malattie del fegato". 

La steatosi epatica non alcolica si verifica quando un eccesso di grasso si accumula nel fegato. La malattia è generalmente asintomatica, ma la sua progressione può portare ad esempio alla cirrosi o nei casi più gravi allo sviluppo di un tumore epatico. I ricercatori hanno misurato i livelli nel sangue di un enzima epatico chiamato Alt (transaminasi), che se elevati indicano un danno al fegato, in 635 bambini del Project Viva, uno studio prospettico in corso su donne e bambini nel Massachusetts. A 8 anni, il 23% dei bimbi nello studio aveva elevati livelli di Alt e i tra i piccoli con un girovita ampio a tre anni o che avevano guadagnato peso tra i tre e gli otto anni vi era una maggiore probabilità che ciò si verificasse. Nel complesso, tra i bambini con un eccesso di peso il 35% aveva livelli elevati di Alt rispetto al 20% di coloro che avevano un peso normale. "Attualmente - conclude Woo Baidal - il modo migliore per i bambini e gli adulti di combattere il fegato grasso è quello di perdere peso, mangiando meno alimenti trasformati e facendo attività fisica regolare"


MEDICINA INTERNA | REDAZIONE DOTTNET
fonte: Journal of Pediatrics