Dott. Vincenzo Tedesco

Nutrizionista e Neuroscienziato

Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare

Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica


Diete personalizzate

Nutrizione neuropsichiatrica e neurodegenerativa

Nutrizione estetica

Nutrizione sportiva per agonisti ed amatori

Intolleranze alimentari


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giovedì 31 luglio 2014

Carboidrati e cancro al colon-retto


I ricercatori dell’University of Toronto hanno scoperto come i batteri della flora intestinale metabolizzano i carboidrati, provocando la proliferazione delle cellule intestinali e la formazione di tumori in topi geneticamente predisposti al cancro colon-retto.


I batteri intestinali che metabolizzano i carboidrati producono un acido grasso chiamato butirrato. Quando, livelli di butirrato nei topi trattati sono alti, è aumentata la proliferazione cellulare e il numero dei tumori intestinali.
I ricercatori hanno anche scoperto che gli antibiotici e una dieta povera di carboidrati riduce significativamente le probabilità dei topi di sviluppare questo tipo di tumore, suggerendo quindi che questi semplici interventi potrebbero aiutare a prevenire un tipo comune di cancro colonrettale negli essei umani.

“Poiche’ il cancro del colon-retto ereditario è associato con lo sviluppo di un tumore rapido e aggressivo, è fondamentale capire come i principali fattori ambientali, come i microbi e la dieta, interagiscono potenzialmente con i fattori genetici influenzando la progressione della malattia“, ha detto Alberto Martin, professore al Department of Immunology – University of Toronto, autore dello studio.

Bibliografia:
Gut Microbial Metabolism Drives Transformation of Msh2-Deficient Colon Epithelial CellsStephen E. Girardin, Thomas M.S. Wolever, Winfried Edelmann, David S. Guttman, Dana J. Philpott, Alberto Martin + al.

giovedì 3 luglio 2014

I limiti del resveratrolo

Il resveratrolo, un polifenolo che si trova nell'uva, nel vino rosso, nella cioccolata e in alcune bacche e radici, potrebbe non avere alcun effetto sulla mortalità. Non avrebbe neanche un impatto sul cancro e sulle malattie cardiache. È quanto emerge da una ricerca pubblicata sulla rivista JAMA Internal Medicine, basata sull'indagine Invecchiare in Chianti (InCHIANTI). Lo studio voleva stabilire se i livelli del resveratrolo, da fonte alimentare, fossero associati con l'infiammazione, il cancro, la malattia cardiovascolare e la mortalità. 
È stato utilizzato lo studio di coorte prospettico InCHIANTI, che si è tenuto tra il 1998 e il 2009 in due paesi del Chianti, coinvolgendo un campione di 783 uomini e donne con almeno 65 anni di età che vivevano in comunità. 
Sono stati studiati i metaboliti del resveratrolo nelle urine nell'arco delle 24 ore. È stata calcolata la mortalità per tutte le cause e i marker dell'infiammazione, ovvero il livello sierico di proteina C reattiva (CRP), interleuchina (IL)-6, (IL)-1β, e del fattore di necrosi tumorale (TNF), la prevalenza e l'incidenza del cancro e della malattia cardiovascolare. 
Nei nove anni di follow up sono morti 268 partecipanti (34.3%). A partire dal quartile più basso fino a quello più alto di metaboliti del resveratrolo, la percentuale di decessi per tutte le cause tra i partecipanti era del 34.4%, 31.6%, 33.5%, e 37.4%. I partecipanti nel quartile più basso avevano un hazards ratio della mortalità di 0.80 (95% CI, 0.54-1.17) rispetto a quelli nel quartile più alto. I livelli di resveratrolo non incidevano sui livelli di CRP, IL-6, IL-1β, TNF, sulla prevalenza o l'incidenza del cancro o delle malattie cardiovascolari. 
Negli anziani residenti in comunità, la concentrazione totale urinaria dei metaboliti del resveratrolo  non era associato ai marker dell'infiammazione, alle malattie cardiovascolari o il cancro e non era predittiva della mortalità per tutte le cause. In questo studio i livelli di resveratrolo raggiunti con una dieta di tipo occidentale non hanno avuto un sostanziale impatto sullo stato di salute e il rischio di mortalità della popolazione, concludono gli autori.

Lo studio conferma quindi quello che da tempo è noto, che l’azione del resveratrolo è ad una concentrazione difficilmente raggiungibile con l’alimentazione.

Fonte:
Resveratrol Levels and All-Cause Mortality in Older Community-Dwelling Adults.
Semba RD, Ferrucci L, Bartali B, Urpí-Sarda M, Zamora-Ros R, Sun K, Cherubini A, Bandinelli S, Andres-Lacueva C. JAMA Intern Med. 2014 May 12. doi: 10.1001/jamainternmed.2014.1582. [Epub ahead of print]

Effetto calcio sui livelli dei lipidi plasmatici

Il calcio da fonti lattiero casearie potrebbe influire sui livelli dei lipidi plasmatici e sull'eliminazione fecale dei grassi, a causa della diversa composizione nutrizionale e della matrice alimentare.
Lo studio dell’Università di Copenhagen ha voluto vedere se alimentazioni contenenti latte o formaggio con apporti simili di calcio abbiano un impatto diverso sull'aumento dei lipidi plasmatici indotto dagli acidi grassi saturi. 
Nello studio sono stati coinvolti 15 giovani per tre periodi di 14 giorni nei quali hanno seguito tre tipi di diete isocaloriche, simili per contenuto di grassi e composizione: una dieta di controllo, priva di latticini (~500 mg Ca/die), una dieta a base di latte parzialmente scremato (1700 mg Ca/die), una dieta basata su un formaggio semiduro di latte vaccino (1700 mg Ca/die). 
Veniva effettuato un prelievo sanguigno prima e dopo ogni periodo, mentre le feci venivano raccolte per 5 giorni durante ogni periodo. 
Gli aumenti indotti dagli acidi grassi saturi di colesterolo e colesterolo LDL erano più bassi nella dieta del latte (media ± SD: 0.57 ± 0.13 e 0.53 ± 0.11 mmol/L, rispettivamente) (P < 0.01) e in quella del formaggio (0.41 ± 0.15 e 0.47 ± 0.12 mmol/L) (P < 0.05) che nella dieta di controllo (0.89 ± 0.12 e 0.84 ± 0.11 mmol/L, rispettivamente). 
L'eliminazione fecale di grassi aumentava di più sia con la dieta latte  (5.2 ± 0.4 g/d) e con  la dieta formaggio (5.7 ± 0.4 g/d) che con la dieta di controllo (3.9 ± 0.3 g/d) (P < 0.001). Non c'erano differenze riguardo alla pressione sanguigna, colesterolo HDL, trigliceridi e rapporti tra lipidi.
Rispetto alla dieta di controllo, quelle del latte e del formaggio attenuavano l'aumento indotto dagli acidi grassi saturi nel colesterolo totale e LDL e risultavano in una maggiore eliminazione fecale di grassi. Non c'era differenza tra la dieta basata sul latte e quella sul formaggio.

L'attenuazione dell'aumento di colesterolo totale e LDL potrebbe dipendere dal contenuto di calcio, ipotizzano gli autori.

Fonte:
Effect of dairy calcium from cheese and milk on fecal fat excretion, blood lipids, and appetite in young men. Karina V Soerensen, Tanja K Thorning, Arne Astrup, Mette Kristensen, and Janne K Lorenzen. Am J Clin Nutr May 2014 ajcn.077735