Dott. Vincenzo Tedesco

Nutrizionista e Neuroscienziato

Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare

Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica


Diete personalizzate

Nutrizione neuropsichiatrica e neurodegenerativa

Nutrizione estetica

Nutrizione sportiva per agonisti ed amatori

Intolleranze alimentari


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venerdì 26 febbraio 2016

Dieta e fertilità. Il profondo legame tra metabolismo energetico e riproduzione.

Nei mammiferi femminili, si sono sviluppati diversi meccanismi, nel corso dell'evoluzione, atti ad integrare stimoli ambientali, nutrizionali e ormonali per garantire la riproduzione in condizioni energetiche favorevoli e inibirla in caso di scarsità di cibo.

Questa strategia metabolica potrebbe essere un vantaggio in ambienti nutrizionalmente poveri, ma al giorno d'oggi purtroppo va a colpire la salute delle donne.

La disponibilità illimitata di sostanze nutritive, in associazione con un dispendio energetico ridotto, porta alle alterazioni di molte vie metaboliche col venir meno della inter-relazione finemente sincronizzata tra il metabolismo energetico e la fertilità femminile.

Sovrappeso, obesità e, di contro, anche l'attività fisica intensa sono tutte condizioni che alterano i profili di specifici di ormoni, come l'insulina e le adipochine, compromettendo la fertilità. Inoltre, specifiche classi di sostanze nutritive assunte in abbondanza possono influenzare la fertilità femminile agendo su particolari vie di segnalazione: acidi grassi, carboidrati, proteine ​​e componenti alimentari associate (come perturbatori endocrini) hanno di per sé attività fisiologiche e la loro assunzione senza equilibrio, sia in termini quantitativi che qualitativi, potrebbe mettere in pericolo l'omeostasi metabolica e la fertilità nelle donne in premenopausa.

Anche se siamo lontani da identificare una "dieta della fertilità", uno stile di vita e interventi dietetici correttivipotrebbero rappresentare una strategia promettente e preziosa per gestire l'infertilità nelle donne prima della menopausa.

Nelle donne in età fertile, l'aderenza alla dieta di tipo mediterraneo sembra ridurre il rischio di aumento di peso e la resistenza all'insulina, aumentando così la probabilità di una gravidanza, come suggerito da uno studio che mostra un aumento del 40% durante la gravidanza con successo tra le coppie sottoposte a inseminazione in vitro.

Diversi studi condotti su animali da esperimento suggeriscono che l'aumentata assunzione di oli vegetali ricchi di acido linoleico, un acido grasso n-6, che può essere ottenuto solo dalla dieta, può migliorare il processo riproduttivo. Infatti, l'acido linoleico e altri acidi grassi n-6, precursori delle prostaglandine, potrebbero svolgere un ruolo importante nell’inizio del ciclo mestruale, la crescita e lo sviluppo di follicoli antrali pre e l’ovulazione, così come nel mantenimento della gravidanza ottimizzando la recettività endometriale. Alcuni studi hanno dimostrato che il consumo di n-6 PUFA invece di MUFA è stato associato ad un ridotto rischio di infertilità ovulatoria.

Autori: Fontana R, Torre SD.
Fonte: Nutrients. 2016 Feb 11;8(2). pii: E87. doi: 10.3390/nu8020087.

Sclerosi Multipla. Lesioni cerebrali fanno perdere il senso del gusto

Molti pazienti affetti da sclerosi multipla perdono la capacità di distinguere i diversi gusti, un effetto che sarebbe associato alle lesioni a livello del cervello provocate dalla sclerosi multipla, la malattia autoimmune cronica che colpisce il sistema nervoso centrale. In uno studio americano infatti, i pazienti con sclerosi hanno distinto con più difficoltà, rispetto alle persone sane, i quattro gusti identificabili con la lingua: il dolce, l’aspro, l’amaro e il salato. La ricerca, coordinata da Richard Doty dell’Università della Pennsylvania, è stata pubblicata online sul Journal of Neurology. “Questo studio dimostra chiaramente che le sclerosi multipla è comunemente associata con una diminuzione della capacità di identificare i quattro gusti, sia nella parte anteriore che nella parte posteriore della lingua”, hanno scritto i ricercatori americani. “I dati raccolti dimostrano che la perdita di funzionalità della lingua sarebbe correlata alle lesioni in vaste aree dei lobi frontale e parietale”.

Doty, in un’intervista, ha anche sottolineato che molti pazienti affetti da Sclerosi Multipla sono in uno stato di malnutrizione. “Anche se servono ancora molte ricerche, il nostro studio, insieme ad altri, suggerisce che un significativo numero di pazienti con Sclerosi Multipla subiscono la perdita del gusto e dell’olfatto, perdite che possono impattare negativamente sull’alimentazione, sul piacere del cibo e sullo stato nutrizionale”, ha aggiunto il ricercatore americano.

Lo studio

Nello studio, sono stati coinvolti 73 pazienti con sclerosi multipla e 73 persone sane, abbinati sulla base dell’età, del sesso, dell’etnia e dell’educazione. Tutti i partecipanti si sono sottoposti a 96 test per distinguere i gusti dolce (saccarosio), aspro (acido citrico), amaro (caffeina) e salato (cloruro di sodio) nelle quattro parti (sinistra, destra, anteriore e posteriore) in cui viene comunemente divisa la lingua per la percezione del gusto. Sessantatré partecipanti allo studio si sono anche sottoposti a risonanza magnetica in 52 diverse regioni del cervello, per associare i risultati dei test del gusto al numero e al volume delle lesioni cerebrali causate dalla sclerosi. Lo studio ha dimostrato che la prevalenza nelle disfunzioni associate alla percezione del gusto tra i malati di Sclerosi Multipla era dal 15 al 32% più alta rispetto ai controlli. Una percentuale che corrisponde circa alla metà dei casi di neurite, l’infiammazione del nervo ottico che costituisce una caratteristica nella diagnosi di questa patologia autoimmune. “Questo suggerisce che l’alterazione del senso del gusto, anche se più modesta e meno evidente rispetto al difetto di visione, è una caratteristica abbastanza comune nei malati di Sclerosi Multipla”, hanno scritto gli autori.

I risultati

I dati raccolti hanno evidenziato che un maggior numero di pazienti affetti da sclerosi scendeva costantemente sotto il quinto percentile, rispetto ai controlli, nell’identificare l’amaro (15,07%), l’aspro (21,9%), il dolce (24,66%) e il salato (31,50%). I deficit nel riconoscere i gusti erano presenti in entrambe le parti della lingua, sia nella regione anteriore che in quella posteriore, mentre le donne con sclerosi si sono dimostrate più accurate nel distinguere i gusti rispetto ai pazienti di sesso maschile. I risultati hanno anche mostrato che i punteggi raggiunti nei test del gusto erano inversamente proporzionali ai volumi delle lesioni presenti a livello del lobo temporale e del lobo frontale, sia mediale che superiore, e al numero di lesioni presenti nella parte sinistra e destra del lobo frontale superiore, nella parte destra del giro cingolato anteriore e nella parte sinistra dell’opercolo parietale. Nessun deficit, invece, risultava correlato a lesioni a livello del Ponte di Varolio, del tronco encefalico o di altre zone.

L’influenza della sclerosi sul senso del gusto potrebbe coinvolgere più aree cerebrali, dal momento che lo studio ha mostrato che le strutture direttamente associate alla funzione del gusto hanno poche lesioni correlate alla patologia autoimmune. E questo, sempre secondo gli autori, potrebbe spiegare perché molti pazienti hanno funzioni sensoriali gustative normali. Doty ha anche fatto notare che i medici raramente misurano l’olfatto o il gusto nei pazienti affetti da Sclerosi Multipla e molti malati non sanno di aver perso questa capacità fino a che non si sottopongono a specifici test. “Sicuramente, la consapevolezza da entrambe le parti, sia del paziente che del medico, del deficit sensoriale della lingua potrebbe portare a una migliore consulenza nutrizionale per migliorare lo stato generale di salute del paziente”, ha dichiarato, aggiungendo che uno studio più allargato sarebbe necessario per esplorare i fattori che contribuiscono all’alterazione del senso del gusto e per studiare eventuali approcci farmacologici per ridurre questi effetti”.

Fonte: Journal of Neurology

giovedì 11 febbraio 2016

La dieta senza glutine non è adatta per gli atleti

La dieta senza glutine non è adatta agli atleti, che spesso si “autodiagnosticano” un’intolleranza al glutine, può rivelare carenze, causare stress e non aiuta a migliorare la performance, come dimostra, per la prima volta, uno studio australiano.

La performance
“Se guardiamo agli sport di alta performance, la dieta senza glutine può rivelarsi carente”, scrive la responsabile dello studio, la dietista dello sport Dana Lis dell’Università di Tasmania, sul Journal of the American College of Sport Medicine. “Non sappiamo tuttavia se comprometta direttamente l’energia di un atleta e l’assunzione di certe sostanze nutrienti, o semplicemente crei ansia attorno al cibo”.

Lo studio
Lo studio ha seguito 13 ciclisti da competizione per due settimane, sottoponendoli a quello che essi ritenevano una dieta senza glutine. Ma in una sperimentazione a doppio cieco controllato e con placebo, alcuni dei partecipanti sono stati ‘ingannati’ e alimentati con forti quantità di glutine in barrette indistinguibili da quelle senza glutine. Gli atleti, nessuno dei quali soffriva di intolleranza al glutine, non sapevano quale tipo di barretta avevano ricevuto. Alla fine di ciascuna settimana, prove ciclistiche di un’ora non hanno rivelato differenze di performance fra i due gruppi. I ricercatori hanno anche testato i partecipanti per sintomi gastrointestinali, benessere psicologico e marker ematici di infiammazioni e lesioni intestinali, senza che emergesse alcuna differenza. Numerosi atleti si “autodiagnosticano”, spesso con l’aiuto di internet, con condizioni legate al glutine, che invece colpiscono solo il 5-10% della popolazione, scrive Dana Lis. “Molti atleti si concentrano nell’eliminare il glutine piuttosto che in una dieta sana ed equilibrata, con le calorie necessarie per il loro sport”, aggiunge. Secondo un sondaggio su oltre 900 atleti, fra cui medaglie d’oro olimpiche, condotto dalla studiosa nel 2013, il 41% dei partecipanti senza diagnosi di intolleranza al glutine ha dichiarato di mangiare senza glutine per almeno la metà del tempo. Solo il 13% ha detto di evitare il glutine a causa di condizioni mediche. “E’ una moda che crea stress non necessario agli atleti che competono attorno al mondo”, conclude Lis.

Smascherati “falsi miti” sulla dieta diffusi in Internet

Migliaia di persone si affidano a Internet alla ricerca di consigli per raggiungere e condurre uno stile di vita sano. In particolare gli internauti più assidui si soffermano su suggerimenti che riguardano la dieta e le tendenze diffuse dai media in proposito sono tante e tali che può essere difficile decidere quali siano i consigli di cui veramente fidarsi e quali, invece, sono da eliminare del tutto in quanto privi di qualsiasi ragionevole fondamento scientifico. Come si può fare per non incorrere in consigli e comportamenti sbagliati e quali sono i miti da sfatare? Eccone alcuni illustrati da Lisa Malloneenutrizionista qualificata del centro universitario americano Texas A & M University Baylor College of Dentistry.

I dolci senza glutine sono più sani
“I dolci senza glutine non sono più sani degli altri dolci che lo contengono”, ha detto Lisa Mallonee. “In effetti, i sostituti del glutine possono aumentare il contenuto calorico e contribuire all’aumento di peso. Detto questo – continua- è chiaro che chi ha la celiachia o è ipersensibile al glutine deve mangiare alimenti senza glutine. Ma i dolci senza glutine si dovrebbero mangiare con moderazione e nel contesto di una dieta equilibrata”.

Gli alimenti senza grassi e senza zuccheri sono utili ad avere un corpo “senza grasso”
In effetti, quando le parole sugar-free o fat-free (‘senza zucchero’ o ‘senza grassi’) si trovano ben in vista, per esempio sulle etichetta di una confezione di cioccolato, è facile sentirsi meno in colpa e si finisce per mangiare l’intera tavoletta in una volta sola . “La scritta ‘senza grassi’ e ‘senza zucchero’ non va intesa come se si trattasse di alimenti senza calorie”, ha detto Mallonee. “Non importa che tipo di cibo si mangia, perché se si mangiano più calorie di quante se ne stanno spendendo, si aumenta di peso comunque”. E’ necessario non lasciarsi ingannare dalle scritte ed è importante leggere attentamente le etichette poste sugli alimenti. In realtà, il contenuto di grassi in molti di questi alimenti con la scritta ‘senza zucchero’ può essere estremamente elevato. Più o meno i grassi sono simili a quelli dei dolci senza glutine, dato che quando i grassi vengono rimossi dal cibo, per ottener un gusto gradevole e simile all’alimento originario, vengono aggiunti ingredienti artificiali che possono portare con se più calorie.

I carboidrati fanno ingrassare
I singoli carboidrati non causano aumento di peso, invece, è il tipo di carboidrati che scegliamo di mangiare che porta ad un aumento di tessuto adiposo nel corpo. “Abbiamo bisogno di carboidrati, perché sono la nostra fonte principale di carburante”, ha detto Mallonee. “Il vero problema dei carboidrati si trova nella dieta americana, ricca di carboidrati raffinati e alimenti trasformati. Eccedere con questi carboidrati raffinati contribuirà all’aumento di peso”. Mallonee raccomanda comunque di mantenere una dieta equilibrata con un contenuto maggiore di carboidrati complessi e minore in carboidrati semplici o trasformati. “I fabbisogni di un americano in media possono essere riassunti nei seguenti consigli: maggior consumo di frutta, verdura, cereali integrali e di alimenti meno elaborati, carboidrati raffinati e prodotti derivati dalla farina bianca,” ha aggiunto.

Il cibo sano è più costoso
“In effetti, comperare più alimenti freschi, potrebbe voler dire spendere di più, rispetto ad acquistare alimenti trasformati o fast food, ma nel bilancio generale, è molto probabile che mantenere uno stile di vita poco sano venga a costare di più in termini di spese mediche”, ha detto Mallonee. “Bisogna guardare l’impatto sulla salute a lungo termine”. Secondo Mallonee, è possibile mangiare bene ad un prezzo economico prima di tutto scegliendo la frutta e la verdura di stagione, piuttosto che frutta e ortaggi fuori stagione che costeranno sicuramente di più.

Gli spuntini notturni fanno aumentare il peso
Non importa a che ora si sta mangiando tanto quanto ciò che si mangia, ha sottolineato l’esperta. “Non importa a che ora del giorno si mangia fino a quando si sta mantenendo una dieta equilibrata, consumando cibi con moderazione e bruciando più calorie di quante se ne mangiano”.

Il digiuno è importante per purificare il corpo
L’esperta ha sottolineato che lei non consiglia mai il digiuno a meno che non vi siano scopi religiosi. “Abbiamo già uno strutturato sistema di purificazione nei reni e nel fegato”, ha detto. “Può essere pericoloso un digiuno prolungato al semplice scopo di depurarsi. Consiglio di consultare un medico prima di qualsiasi dieta estrema che incoraggia il digiuno per un periodo prolungato di tempo. Una dieta ricca di fibre è l’ideale per rimuovere le tossine dal corpo in modo naturale”, ha aggiunto. “Più si mangiano fibre e più aumenta la capacità di eliminare scarti e tossine dal corpo. Purtroppo, la maggior parte degli americani segue una dieta carica di prodotti raffinati e con basso contenuto di fibre. Questo è ciò che permette alle tossine di prosperare all’interno del nostro corpo. E’ importante anche sapere che tutti noi abbiamo cellule che potenzialmente si possono trasformare in cellule tumorali. Proprio per questa ragione mangiare sano e consumare cibi meno raffinati potrebbe determinare la morte di queste cellule potenzialmente cancerogene”.

Le barrette energetiche sono efficaci per perdere peso
I ritmi di vita odierni spesso non consentono un’adeguata preparazione dei pasti e molti americani si rivolgono alle barrette energetiche come sostituzione rapida e semplice di un pasto. Mallonee ha sottolineato che, anche se questi prodotti sono convenienti, devono essere consumati insieme con una dieta equilibrata e si dovrebbe diffidare dei loro ingredienti. “Mi riferisco soprattutto alle ‘barrette energetiche’ contenenti il tanto osannato cioccolato”, ha precisato. “Possono avere un alto contenuto di zuccheri e grassi. Se possono costituire un buon modo di rifornirsi per gli atleti che hanno bisogno di più energia, non le consiglio a una persona che cerca di aumentare la perdita di grasso accumulato in eccesso nel corpo”.

In conclusione, Internet è una risorsa eccellente per trovare spunti per la dieta e per uno stile di vita sano, ma può essere inaffidabile, secondo l’esperta statunitense. Per avere validi e sicuri consigli nutrizionali, dunque, è sempre meglio rivolgersi al proprio medico o a un nutrizionista qualificato.

Sovrappeso tra gli 8 e 10 anni: può provocare diabete e patologie cardiache in età adulta


Un nuovo studio canadese suggerisce che i bambini di 10 anni con grasso corporeo in eccesso possono avere una maggiore probabilità di sviluppare patologie cardiometaboliche rispetto ai loro coetanei più snelli.

Alcuni ricercatori canadesi hanno misurato altezza, circonferenza dei fianchi e dimensioni delle anche per valutare il grasso corporeo in circa 600 i bambini dagli 8 ai 10 anni, e hanno ripetuto le stesse misure due anni dopo. L’osservazione ha messo in evidenza che ogni aumento dell’1% di grasso corporeo, rispetto a quanto determinato all'inizio dello studio, era legato a una diminuzione del 3%, della sensibilità all'insulina. Queste variazioni possono provocare iperglicemia e conseguentemente diabete.

Lo studio, pubblicato su JAMA Pediatrics, ha anche evidenziato che una maggiore attività fisica e un minore tempo trascorso a guardare la televisione, erano collegati a una migliore sensibilità all'insulina, con un conseguente minor rischio di diabete. La riduzione del grasso corporeo potrebbe spiegare almeno in parte questa connessione, come ha sottolineato l’autore principale dello studio Melanie Henderson dell'Università di Montreal. "I nostri risultati suggeriscono che dovremmo incoraggiare i bambini, già nella fase iniziale dell’accrescimento, ad essere fisicamente attivi e a ridurre il tempo trascorso davanti alla televisione, al fine di favorire un peso corporeo sano e una migliore salute cardiometabolica più tardi nella vita", ha detto Henderson.

“Questi risultati sono importanti in ogni caso, dato che i profili metabolici riportati durante l’infanzia possono influire in seguito sul rischio di diabete, ipertensione, obesità, apnea del sonno, infarto e ictus” ha commentato Kim Eagle, ricercatore presso l’University of Michigan Frankel Cardiovascular Center di Ann Arbor. "Le decisioni quotidiane sull’attività fisica, sul tempo di sedentarietà trascorso davanti alla televisione, sui consumi alimentari e sull’entità complessiva del bilancio energetico possono influire profondamente e il futuro stato di salute dei nostri figli sarà simile", ha aggiunto Eagle.