Dott. Vincenzo Tedesco

Nutrizionista e Neuroscienziato

Dottore in Biologia Cellulare e Molecolare

Dottore di Ricerca in Biomedicina Traslazionale e Farmacogenomica


Diete personalizzate

Nutrizione neuropsichiatrica e neurodegenerativa

Nutrizione estetica

Nutrizione sportiva per agonisti ed amatori

Intolleranze alimentari


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mercoledì 30 aprile 2014

Parkinson, la vitamina D contrasta il deficit cognitivo

Neuroscienze e Nutrizione: Parkinson e Vitamina D

Da ricerche precedenti era già emerso che la vitamina D ha un ruolo nel sistema nervoso centrale, anche se gli studi, per lo più trasversali, sul legame tra la vitamina e quadro cognitivo, non sono conclusivi. Inoltre, gli studi d’intervento sulla materia sono scarsi. La rivista scientifica Parkinson's Disease riporta un nuovo dato: valori più alti di vitamina D sono associati a un umore migliore e a un funzionamento cognitivo superiore nelle persone che soffrono di Parkinson. Gli autori hanno cercato di stabilire un rapporto tra livelli di vitamina D nel sangue e funzione neuropsichiatrica, nelle persone con malattia di Parkinson. Sono state esaminate le performance neuropsichiatriche e la concentrazione plasmatica di 25-idrossivitamina D di 286 persone con malattia di Parkinson, con e senza demenza.
Sono state effettuate scale di valutazione per la funzione cognitiva globale (MMSE, MOCA, Mattis Dementia Scale), memoria verbale (Hopkins Verbal Learning Test), fluenza (parole di animali, vegetali e FAS), funzione visuospaziale (Benton Line Orientation), funzioni esecutive (Trails Making Test e Digit-Symbol Substitution), severità del Parkinson (Hoehn & Yahr e Unified Parkinson's Disease Rating Scale) e depressione (Geriatric Depression Scale (GDS).
Concentrazioni più alte di vitamina D sono risultate associate a migliori performance in molti test neuropsichiatrici, nel sottogruppo di pazienti non affetto da demenza.
Sono state trovate associazioni significative tra la concentrazione di vitamina D e la fluenza verbale e la memoria verbale (rispettivamente t = 4.31 e t = 3.04). Le concentrazioni di vitamina D erano correlate (t =−3.08) anche con i punteggi di depressione nel gruppo senza demenza.
Quindi, concludono gli autori, “concentrazioni plasmatiche maggiori di vitamina D sono associate a una migliore funzione cognitiva e umore in questo campione di pazienti di Parkinson senza demenza”.
Per approfondire tali evidenze saranno necessari ulteriori studi. Esiste una banca dati sponsorizzata dall’associazione americana Michael J Fox Foundation, che recluta, attraverso il sito web Fox Trial Finder, pazienti e soggetti sani interessati a partecipare a studi di ricerca sul Parkinson.

Fonte: Memory, mood, and vitamin d in persons with Parkinson's disease. Peterson AL, Murchison C, Zabetian C, Leverenz JB, Watson GS, Montine T, Carney N, Bowman GL, Edwards K, Quinn JF. J Parkinsons Dis. 2013;3(4):547-55. doi: 10.3233/JPD-130206.

Sovrappeso: attenzione già da bambini



I bambini che a circa cinque anni e mezzo di età sono sovrappeso, tendono a esserlo anche successivamente. È la conclusione di una ricerca americana che è stata recentemente pubblicata sul New England Journal of Medicine.
Lo studio voleva misurare l'incidenza, invece che la prevalenza, dell'obesità nei bambini di scuola primaria negli Stati Uniti.
A questo scopo sono stati valutati i dati dell'Early Childhood Longitudinal Study, Kindergarten Class of 1998–1999. Si tratta di un gruppo di 7.738 bambini che frequentavano l'asilo negli Stati Uniti nel 1998. Per ogni bambino erano disponibili le misure di peso e altezza, registrate sette volte tra il 1998 e il 2007.
Dei 7.738 partecipanti, 6.807 non erano obesi all'inizio dello studio. Per classificare il peso dei bambini sono stati usati i parametri del Centers for Disease Control and Prevention.
All'età media di 5,6 anni, era obeso il 12,4% e sovrappeso un altro 14,9%. All'età media di 14,1 anni, era obeso il 20,8% e sovrappeso il 17,0%.
L'incidenza annuale dell'obesità diminuiva dal 5,4% dell'asilo all' 1,7% negli ultimi tre anni di scuola considerati dalla ricerca.
I dati indicano che ha una grande importanza il peso dei bambini in età prescolare. I bambini in sovrappeso a 5 anni avevano quattro volte più probabilità di diventare obesi rispetto ai normopeso. Tra i bambini diventati obesi tra l'età di 5 e di 14 anni, quasi la metà era già in sovrappeso all'inizio dello studio e il 75% era sopra il 70esimo percentile per il BMI.

Fonte: Incidence of childhood obesity in the United States. Cunningham SA, Kramer MR, Narayan KM. N Engl J Med. 2014 Jan 30;370(5):403-11. doi: 10.1056/NEJMoa1309753.

giovedì 3 aprile 2014

Dipendenza da internet e dieta


Neuroscienze e Nutrizione: dipendenza da internet ed alimentazione scorretta

Uno studio condotto su ragazzi coreani dai 13 a i 15 anni dimostra come la dipendenza da internet impatti sul tipo di dieta e sullo stile di vita degli adolescenti. La dipendenza da internet è correlata ad una dieta irregolare che prevede i) il consumo di molti snack ricchi di grassi e zuccheri, ii) il salto di alcuni pasti ed in particolare della cena per mancanza di appetito, iii) carenza di vitamine e sali minerali per il mancato apporto di frutta, verdura e prodotti caseari. Queste carenze nutrizionali possono compromettere la crescita ed il corretto sviluppo dei giovani adolescenti. 
La dipendenza da internet sembra inoltre favorire l'aumento del consumo di alcool e di tabacco.  
Induce inoltre una riduzione delle ore di sonno ed di attività fisica.


The effects of Internet addiction on the lifestyle and dietary behavior of Korean adolescents.

Data were collected from 853 Korean junior high school students. The level of Internet addiction was determined based on the Korean Internet addiction self-scale short form for youth, and students were classified as high-risk Internet users, potential-risk Internet users, and no risk Internet users. The associations between the students' levels of Internet addiction and lifestyle patterns and dietary behavior were analyzed using a chi-square test. Irregular bedtimes and the use of alcohol and tobacco were higher in high-risk Internet users than no risk Internet users. Moreover, in high-riskInternet users, irregular dietary behavior due to the loss of appetite, a high frequency of skipping meals, and snacking might cause imbalances in nutritional intake. Diet quality in high-risk Internet users was also worse than in potential-risk Internet users and no risk Internet users. We demonstrated in this study that high-risk Internet users have inappropriate dietary behavior and poor diet quality, which could result in stunted growth and development. Therefore, nutrition education targeting high-risk Internet users should be conducted to ensure proper growth and development.

 2010 Feb;4(1):51-7. doi: 10.4162/nrp.2010.4.1.51. Epub 2010 Feb 24.